Intervista a Marco Remaschi Assessore Regionale all’Agricoltura su DOP e IGP come punto di partenza per la valorizzazione delle aree di produzione
Servono strumenti e attività che devono esser fatti propri dai Consorzi per la valutazione degli effetti delle IG: osservatori, piattaforme web, vigilanza e tutela internazionale e strumenti per lo sviluppo delle competenze per imprese e Consorzi. Servono anche elementi su cui sviluppare le sinergie di sistema: comunicazione, divulgazione, networking territoriale e weblistening del marchio.
Le Indicazioni Geografiche viste come strumento di sviluppo del territorio, studiando possibili azioni per un cambio di passo, cercando di aumentarne le potenzialità. Questo il tema scelto dalla Rete Rurale Nazionale, che attraverso l’Ismea e il contributo della Fondazione Qualivita, sta organizzando un ciclo di workshop in diverse Regioni italiane, che sono finanziati dal programma RRN 2014-2020 per il biennio 2017-2018. Una riflessione concreta e operativa sulle produzioni certificate a Indicazione Geografica viste come formidabile strumento di sviluppo e valorizzazione del territorio, il cui riconoscimento, tuttavia, è ancora troppo spesso considerato il punto d’arrivo del percorso e non il vero punto di partenza. Uno di questi workshop, grazie alla Regione Toscana, ha fatto tappa a Firenze, coinvolgendo Consorzi di tutela delle produzioni DOP e IGP regionali, le aziende associate, università e istituzioni regionali, cui spetta il compito di stimolare la costruzione di un “sistema” che sia sempre di più reale strumento di sviluppo e valorizzazione dei territori a forte vocazione agroalimentare e vitivinicola.
Per la Toscana i prodotti di qualità sono da sempre un segno distintivo, cosa ha spinto alla realizzazione del workshop?
La qualità in Toscana ha a disposizione un territorio difficile: 25% montano, oltre il 66% collinare e solo il restante 8% pianure. I produttori da sempre sfidano queste condizioni e possiamo dire che hanno vinto la sfida, riprova ne sono le 89 DOP e IGP, 31 Food e 58 Wine. Il territorio e la sua storia esprimono spesso piccole produzioni ma di gran valore: 115 milioni di euro e oltre 13.000 imprese per il Food e 442 milioni di eur e oltre 22.000 le sole aziende viticole nel 2016. I successi del vino toscano a livello mondiale possono essere raggiunti anche nel settore del Food se guidate dai Consorzi. Una crescita che avviene se ci si confronta, si apprendere e si individuano soluzioni e strumenti di miglioramento.
Cosa ha rappresentato per la Regione Toscana questo workshop?
Questo workshop, dedicato ai rappresentanti di DOP e IGP Food, ed è stata l’occasione per condividere informazioni importanti: maggiore apprezzamento dei consumatori, per prezzo e qualità, ritorno di immagine per imprese e territorio, conoscenza spesso globale dei prodotti toscani. Per superare le problematiche del comparto, si conferma l’importanza del confronto tra amministrazioni, Mipaaft e Ismea presenti, tutti i rappresentanti dei Consorzi, le OP e le organizzazioni professionali agricole. Ritrovarsi non per lodare alcuni ottimi risultati, raggiunti, ma per individuare e proporre soluzioni convincenti, percorribili e vincenti per superare le tante difficoltà gestionali e di valorizzazione comuni a IG piccole o grandi. E così le buone prassi presentate hanno trattato: come dare risposte agli oltre 10.700 soci per il Consorzio per la Tutela dell’Olio extravergine di oliva Toscano IGP; la comunicazione nel connubio territorio/prodotto del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano DOP; lo sviluppo della montagna con il coinvolgimento di piccoli artigiani e produttori dando servizi alla filiera e impegnandosi nella destagionalizzazione per il Consorzio di tutela del Marrone del Mugello IGP.
Quali linee di lavoro sono emerse nell’immediato
Dall’ampia partecipazione e dagli interventi è emersa la richiesta di “un cambio di passo”, spunti, richieste di sostegno affinché le IG si affermino e realizzino per tutti l’auspicato successo dei territori. Sono stati presentati strumenti ed attività che devono esser fatti propri dai Consorzi: la valutazione degli effetti delle IG; gli “osservatori”, economico – dei consumi – territoriale; piattaforma web vigilanza e tutela internazionale; strumenti per lo sviluppo delle competenze per imprese e Consorzi; elementi su cui sviluppare le sinergie di sistema: comunicazione, divulgazione e networking territoriale; weblistening del marchio. 14 Consorzi riconosciuti su 31 prodotti, dobbiamo lavorare perché tutte le IG abbiano un Consorzio per svolgere un’efficace tutela e sviluppo dei territori. Anche i Consorzi già riconosciuti devono crescere ulteriormente, sviluppare sinergie sulla vigilanza, partecipare a bandi, condividere informazioni, risorse e spese, incrementare le produzioni certificate. Dove l’impegno alla certificazione del prodotto è davvero insufficiente ci si deve interrogare sul da farsi. Ci si dovrà misurare anche su problemi specifici: miglioramento genetico e contrasto ai nuovi modelli di consumi contrari alle carni. Settore in cui la Toscana può dare un segnale forte in quanto nei disciplinari sono previsti metodi produttivi assolutamente rispettosi del benessere animale e soprattutto sistemi di allevamento estensivi per Cinta Senese DOP, Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e Agnello del Centro Italia IGP. Anche il sostegno alla promozione delle IG è un impegno che la Regione ha in cantiere, mutuando il Buy Wine, B2B riservato ai vini IG della Toscana, organizzando in regione, affiancati dai Consorzi, un evento per le IG del Food per sviluppare la conoscenza del territorio di origine da parte dei buyer.
Quali impegni per i prossimi anni
L’impegno futuro è in questa fase prevalentemente verso l’Europa. La Commissione ha già presentato documenti che a vario titolo interessano le produzioni di qualità. Innanzi tutto la modifica al Regolamento UE n. 1151/2012, un’occasione per rivedere l’articolato in alcuni punti e per dare certezza di tutela alle produzioni IG, per equilibrare il rapporto marchio/ IG, o chiarire la portata della protezione di IG contenenti nomi di varietà o razze. Forte dovrà essere l’impegno come sistema Paese sulle risorse complessive destinate alla PAC e quelle destinate alla regionalizzazione nel secondo Pilastro, affinché le risorse attuali siano preservate anche nella programmazione futura e che i prodotti dei regimi di qualità possano beneficiarne e sviluppare adeguatamente le rispettive filiere, elementi di crescita.
a cura di Redazione Consortium
Fonte: Consortium 2018/01