L’Unità
Mentre a Bruxelles si approva la PAC per dare stabilità e prospettive all’agricoltura europea e Milano è concentrata ad organizzare l’EXPO 2015, sarebbe giusto guardare con ottimismo al futuro dell’Italia agroalimentare. Ma così non è perché la vicenda della Terra dei Fuochi rischia di portare il nostro Paese nel caos. Il tutti contro tutti che si sta vivendo in queste ore lascia sul terreno di battaglia morti e feriti. E a farne le spese, a gioco lungo, rischia di essere tutto il Made in Italy del comparto agroalimentare, asset fondamentale per l’economia nazionale. Sarebbe auspicabile un intervento rapido e deciso da parte delle Istituzioni, soprattutto quando si tratta di un Paese che sull’agroalimentare di qualità ha puntato molto.
Dopo che le vecchie dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sono diventate oggetto di alta attenzione mediatica, calo della domanda per la Mozzarella di Bufala Campana DOP è stato infatti repentino e travolgente. Tutta la zona produttiva è stata travolta dalla tempesta “Terra dei Fuochi”, indipendentemente dalla reale vicinanza all’area incriminata; i produttori hanno subito gli effetti di questa discesa senza che essa sia stata limitata perlomeno dalla diffusione di una ricognizione chiara e indiscutibile dei terreni a rischio. In casi come questi sarebbe auspicabile un intervento rapido e deciso da parte delle Istituzioni, soprattutto quando si tratta di un Paese che sull’agroalimentare di qualità ha puntato molte delle sue fiches e che detiene la leadership assoluta per quanto concerne il numero dei prodotti certificati (circa 250). Anche perché, giova ricordarlo a chi ha messo in atto operazioni di dubbio gusto, la Terra dei Fuochi è un rogo che rischia di bruciare tutto il Made in Italy agroalimentare, specialmente sui mercati esteri, che non fanno distinzione tra un pomodoro campano e uno padano, con un danno destinato a investire l’intero sistema nazionale. Insomma occorre avviare una strategia volta a garantire la messa in sicurezza dei luoghi e dei prodotti eventualmente contaminati, ad offrire precise garanzie riguardo a quelli sicuri, ed a tranquillizzare al contempo sia il mercato interno che quelli esteri sulla qualità e salubrità del food italiano. A livello nazionale le problematiche sono tante e tutte di assoluto rilievo. Ma le istituzioni campane? Pur essendo l’economia della loro regione ad essere colpita per prima, ad oggi l’atteggiamento sembra improntato ad una prudenza che flirta pericolosamente con un cerchiabottismo che accontenta tutti e nessuno. Al punto che, proprio in questi giorni, il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP ha inviato una lettera aperta al Presidente della Regione, Stefano Caldoro, e all’Assessore all’Agricoltura della Campania, Daniela Nugnes, richiamando entrambi ai loro doveri istituzionali, invitandoli a chiedere al Governo misure e decreti legge ad hoc e incalzandoli su una mancata attività a difesa dei prodotti campani, specie quelli Dop e Igp, che possono vantare controlli di enti terzi e quindi una ragionevole garanzia per il consumatore. Si chiede, infine, quanto tempo occorra ancora per determinare le particelle catastali incriminate e metterle, per così dire, in sicurezza. In tutto questo, a nostro giudizio, una notizia positiva c’è. La lettera, oltre che dal Consorzio della Mozzarella di Bufala, è firmata da Aicig (Associazione Italiana Consorzi a Indicazione Geografica) e Afidop (Associazione Italiana Formaggi a Denominazione di Origine Protetta) realtà che hanno i loro “soci di maggioranza” decisamente al Nord. Il che significa che chi lavora e produce qualità sa benissimo che colpire un’eccellenza italiana, da qualsiasi zona questa provenga, è un vulnus per tutto il Made in Italy. La speranza è che questa ovvietà venga ora recepita anche da chi per primo avrebbe avuto il dovere di comprenderla.
ITALIA_OGGI_11.pdf