Parla Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo: «Per l’Italia nuovi scenari di crescita occupazionale»
Stati Uniti e Unione europea, durante il G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, hanno siglato l’ok ai negoziati di libero scambio fra i due mercati. L’obiettivo è l’avvio di un mercato comune all’insegna dei libero scambio, con l’abbattimento dei dazi, delle barriere doganali e di quelle non fiscali. Una svolta epocale quantificata intorno al 50% del Pil mondiale. Tra i benefici ci sarebbe anche la creazione di circa 2 milioni di posti di lavoro. Nel quadro di questa intesa il settore agricolo rappresenta uno dei temi più delicati. Tali e tante sono le diversità di vedute fra le due zone geografiche spesso evidenziate attraverso l’imposizione reciproca di dazi e barriere doganali sui prodotti alimentari. Degli scenari che si stanno per aprire dopo l’intesa Usa-Ue ne abbiamo parlato con Paolo De Castro, presidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. «Si tratta di un accordo bilaterale di portata storica – dichiara De Castro – un atto che permetterà di dare nuovo impulso alla crescita economica dei due soggetti, agevolando e incrementando gli scambi commerciali tra le due sponde dell’Atlantico. Una decisione di grande importanza che delinea nuovi scenari competitivi e di crescita occupazionale».
I negoziati inizieranno a luglio a Washington – aggiunge De Castro – e dovrebbero durare non meno di due anni. Certamente la negoziazione non sarà semplice è però fondamentale essere consapevoli che questo accordo può concretamente creare nuove importanti opportunità, soprattutto per le imprese del settore agroalimentare, di sviluppo per le aziende europee che dovranno farsi trovare pronte quando entrerà in vigore». «I dati relativi all’export dei settore agroalimentare italiano parlano chiaro – continua De Castro -. Parliamo di oltre 30 miliardi di euro nel 2012, cifre che già a inizio 2013 si confermano in ulteriore crescita e che per più di un terzo riguardano i mercati extra-Ue con una quota rilevante nel mercato statunitense. Tutto il mondo, e in particolare gli Stati Uniti, apprezza e chiede i prodotti del made in Italy agroalimentare. Per questo è necessario essere pronti a portare l’eccellenza italiana sull’altra sponda dell’Atlantico e a occupare, quindi, porzioni sempre più ampie di mercato». Come si interverrà sul versante del riconoscimento delle indicazioni geografiche di origine? AI riconoscimento è certamente uno degli obiettivi del negoziato – risponde il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo – La tutela di queste produzioni di eccellenza è fondamentale per una corretta valorizzazione e per una più capillare diffusione sui mercati esteri sui quali oggi, per vari motivi, non è sempre possibile trovare prodotti di qualità».
«C’è da aggiungere – conclude De Castro – che negli Usa ci sono ancora barriere non tariffarie che non consentono l’ingresso di alcuni prodotti nel loro mercato (si pensi, per esempio, alle barriere fito-sanitarie che bloccano carni e olio alle dogane). Con l’accordo di libero scambio si intende superare anche questo ostacolo, trovando standard condivisi per la circolazione delle merci. Questo consentirà di portare sulle tavole dei consumatori americani i veri prodotti italiani e non i “falsi” che oggi si trovano in commercio».
20130621_Foodpolitics.pdf