L’INAO ha fatto del tema della sostenibilità un asse portante della sua riflessione. Si occupa soprattutto di aiutare i Comitati e i gruppi di produttori ad affrontare le future sfide climatiche e di mercato.
Il mondo sta cambiando e sempre più velocemente, che si tratti di turbative dei mercati, di cambiamento climatico o novità legislative come la recente riforma delle Indicazioni Geografiche, le DOP IGP devono adattarsi per esistere ancora in futuro, mantenendo il legame con il territorio e la tipicità dei prodotti. La strategia dell’INAO si basa su una stretta collaborazione tra i professionisti raggruppati nelle organizzazioni di difesa e gestione (ODG), gli organismi di controllo riconosciuti e i servizi governativi dello Stato e dell’Istituto.
Carole Ly, attuale Direttrice di INAO, ingegnere di ponti, acqua e foreste, ha ricoperto in Francia numerosi incarichi amministrativi, sulla multifunzionalità dell’agricoltura, sulla politica agricola comune (PAC) e sullo sviluppo agricolo; è stata a capo della missione per gli affari europei e internazionali presso FranceAgriMer.
INAO da sempre ha rappresentato un istituto all’avanguardia per le Indicazioni Geografiche di tutto il mondo e non solo per quelle francesi. Cosa pensa del nuovo regolamento europeo sulle Indicazioni Geografiche? Potrà rappresentare un punto di svolta e di rilancio del sistema DOP IGP europeo? In particolare potrà aiutare anche altri Paesi – oltre a Francia, Italia e Spagna – a utilizzare molto di più le Indicazioni Geografiche? Il nuovo regolamento potrà avvicinare il mondo del vino con quello del cibo da sempre “separati in casa” anche se facenti parte del mondo delle Indicazioni Geografiche?
Il nuovo regolamento europeo, grazie al REFIT (acronimo che indica il programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione della Commissione europea), consolida il sistema delle denominazioni che ha dimostrato la sua efficacia in termini di conservazione del patrimonio agricolo, vitivinicolo e culinario europeo e per la creazione di valore per i produttori, le filiere e i territori. Tiene inoltre conto dei diversi sistemi organizzativi, emersi in ciascun Paese nell’ambito di normative comuni, il che rappresenta un vantaggio, fornendo anche un quadro d’insieme, ad esempio sulle organizzazioni dei produttori per i Paesi meno impegnati nei confronti delle IG. Questa normativa infatti, molto fortunatamente, mantiene la specificità del sistema e la sua distinzione dal sistema dei marchi. Segna anche qualche progresso in termini di protezione su Internet. Infine, apre nuove strade, ancora da chiarire e consolidare, in termini di sostenibilità. Per quanto riguarda l’OCM del vino e le sue relazioni con la revisione REFIT, questo presenta una coerenza complessiva che non deve essere chiarita; le sue misure costituiscono infatti un insieme idoneo a garantire la sostenibilità delle denominazioni vitivinicole. Tocca adesso agli altri prodotti prenderne ispirazione! L’esito delle discussioni REFIT mantiene questa coerenza.
Anche la riforma delle Indicazioni Geografiche introduce il tema della sostenibilità nelle filiere DOP IGP. Quale attività ha messo in campo INAO per sensibilizzare sul tema della sostenibilità le imprese aderenti agli schemi di qualità DOP IGP? Quale è l’atteggiamento dei produttori?
I temi della sostenibilità, nelle sue tre componenti – economica, ambientale e relativa al benessere animale e quella sociale – vengono discussi all’interno dei segni identificativi di qualità e provenienza in Francia e all’interno dell’Istituto. Le problematiche contemporanee che le DOP IGP (i SIQO, acronimo francese che indica i segni ufficiali di qualità e di origine) si trovano di fronte le costringono ad affrontare questi problemi direttamente. Il mondo sta cambiando e sempre più velocemente. Che si tratti di turbative dei mercati, legate ad esempio all’inflazione o a nuove abitudini di consumo; che si tratti del cambiamento climatico, che incide direttamente sui metodi e sui livelli di produzione e i cui effetti sono sempre più rapidi, o anche delle aspettative sociali in termini di ambiente o benessere degli animali – che stanno diventando condizioni per l’accesso al mercato – le DOP IGP devono comunque adattarsi per esistere ancora in futuro. Ma con una specificità: rispettare i fondamenti di questi prodotti, che sono in particolare il legame con l’origine, la conservazione del patrimonio o la tipicità dei prodotti. La sostenibilità è una necessità e gli operatori delle filiere IG lo hanno capito bene. Su questo tema occorre trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, ed è ciò a cui stiamo lavorando. L’INAO ha quindi fatto del tema della sostenibilità un’asse portante della sua riflessione. Si occupa innanzitutto, di aiutare i Comitati (OP) a chiarire i metodi di valutazione dei fascicoli che la trattano; poi, li aiuta ad adattare le proprie procedure e, infine, sostiene i gruppi di operatori (in Francia, Organizzazioni di Difesa e Gestione – ODG) per affrontare queste sfide, in connessione col sistema amministrativo e di ricerca. L’obiettivo è innanzitutto quello di adattare le nostre procedure per avere un approccio più globale ai dossier attraverso l’interrogazione dei sistemi di produzione sulla base di una griglia di analisi dei punti chiave essenziali, pur cercando di rimanere in un sistema semplice e pragmatico. D’altra parte, si tratta di consentire una maggiore flessibilità nei disciplinari di produzione di fronte a un contesto in evoluzione. Si tratta soprattutto di testare, inizialmente su piccola scala, i nuovi metodi i cui impatti vengono monitorati scientificamente per periodi adeguati, e se si rivelano efficaci, di integrarli nei disciplinari. Si tratta anche di consentire lo scambio tra gruppi perché l’agricoltura e la viticoltura non si sono mai evolute così tanto come guardando “oltre la siepe”. Si tratta quindi di mobilitare l’intelligenza collettiva per trovare insieme soluzioni. Ad esempio, l’INAO ha organizzato la scorsa estate una serie di incontri regionali che hanno riunito tutte le ODG – organizzazioni di difesa e gestione francesi – per discutere le azioni/riflessioni messe in atto nelle ODG per soddisfare le aspettative della società. Questi incontri hanno permesso di mostrare il dinamismo di queste organizzazioni che cercano nuove soluzioni nel rispetto delle loro tradizioni, testimoniando così un’incredibile modernità.
Avete già individuato una strategia nazionale per la sostenibilità delle Indicazioni Geografiche francesi? Come ad esempio degli indicatori comuni a tutte le DOP IGP per misurare e comunicare meglio la sostenibilità verso i consumatori?
Questa “strategia” non è ancora completa ma c’è la volontà collettiva di affrontare questo tema. Come spiegato in precedenza, le sfide attuali rendono imprescindibile tenere conto della sostenibilità. Tuttavia è difficile trovare indicatori comuni, da un lato, perché il disciplinare da solo non trascrive tutte le pratiche di una denominazione e, dall’altro, per la grandissima diversità delle DOP IGP, che sono frutto di storie e territori diversi. Tuttavia, le discussioni in seno all’INAO si concentrano, da un lato, sullo sviluppo di griglie di analisi delle pratiche basate su punti chiave (esempi: pratiche di fertilizzazione, lavorazione del terreno, ecc.) che permettano di dialogare con le ODG e alle quali queste ultime possano rispondere sia attraverso i disciplinari, sia attraverso approcci adottati al di fuori dei disciplinari (sul piano ambientale ad esempio con l’agricoltura biologica). Queste discussioni devono consentire di riferire in modo globale sui passi compiuti, pur rimanendo semplici e pragmatiche. Perché non dobbiamo rendere le IG un esercizio tecnocratico! L’approccio dal basso verso l’alto, basato sulla volontà delle organizzazioni, deve rimanere. Dall’altro lato si tratta di fornire strumenti che consentano alle ODG di testare e scambiarsi esperienze, come spiegato nel paragrafo precedente.
Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha messo a dura prova tutto il sistema produttivo agricolo. Anche le Indicazioni Geografiche stanno entrando in crisi per gli effetti del cambiamento climatico. Quali sono le maggiori emergenze che le filiere francesi DOP IGP stanno affrontando? Come INAO gestisce queste emergenze che impongono molte volte le modifiche dei disciplinari?
Su questa questione ci sono due tempi: l’urgenza e il medio termine. L’emergenza si può risolvere concedendo modifiche temporanee, come previsto dalle normative comunitarie, garantendo però che queste non incidano sulla tipicità dei prodotti. Ma non è soddisfacente. Ecco perché viene effettuata una riflessione complessiva sulle filiere. La filiera vitivinicola ha precorso i tempi e già nel 2015 ha condotto, con l’aiuto di INAO e FranceAgriMer, sulla base di un programma di ricerca guidato dall’INRAe (programma LACCAVE), un’ampia consultazione per definire gli assi su cui lavorare per adattare la vite al cambiamento climatico (Scheda 1). Ne è emersa una strategia comune e la definizione di linee guida per i vitigni, i metodi di gestione della vite (potatura, ecc.), la lavorazione del terreno, la gestione delle acque, le pratiche enologiche, la formazione, ecc. Lo slogan di questa strategia è “innovare per restare”. Questa strategia oggi viene attuata soprattutto nel contesto della ricerca e molte ODG stanno, ad esempio, testando nuovi vitigni su piccola scala, più resistenti alla siccità o alle malattie, con un monitoraggio scientifico che consenta loro di valutarne l’impatto sul piano ambientale e sulla tipicità del prodotto. Al termine di queste prove, tali vitigni potranno essere (o meno, a seconda dei risultati) introdotti nel disciplinare. Programmi di questo tipo sono in corso anche per quanto riguarda l’allevamento, con percorsi che coinvolgono la ricerca ma anche le ODG, in collegamento con le federazioni delle ODG. Si tratta, ad esempio, della RMT “Formaggi Locali” impegnata nella sperimentazione di nuove pratiche , o di uno studio sulla sostenibilità dei formaggi DOP IGP, che ha visto coinvolti i produttori di Maroilles DOP (Scheda 2).
Il ruolo della ricerca scientifica sarà fondamentale per la transizione green e per la sfida delle emergenze climatiche. INAO ha un ruolo di coordinamento fra gli attori delle filiere DOP IGP e le università e centri di ricerca? Ipotizzare un’alleanza fra Francia, Italia e Spagna per risolvere problemi comuni alle Indicazioni Geografiche attraverso dei progetti di ricerca condivisi potrebbe aiutare l’evoluzione delle imprese?
Sì, il contributo della ricerca, così come anche lo studio diretto sul territorio portato avanti da viticoltori o agricoltori innovativi, è fondamentale. L’INAO segue un certo numero di programmi di ricerca, in collaborazione con le federazioni di produzioni DOP IGP – anch’esse molto coinvolte – e con istituti tecnici, come l’Istituto francese della Vigna e del Vino o l’INRAe. L’appropriazione delle pratiche e la loro applicazione massificata dipende dal dialogo tra organizzazioni di ricerca, sviluppo e ODG. Queste sfide sono infatti comuni a Francia, Italia e Spagna; esistono già legami scientifici tra questi Paesi, che devono essere rafforzati. Quindi lo sviluppo di programmi condivisi è davvero una buona idea. Inoltre, per quanto riguarda la viticoltura, il tema del cambiamento climatico sarà affrontato al prossimo congresso dell’OIV a Digione il prossimo ottobre 2024. Discutiamone insieme!
A cura della redazione
Fonte: Consortium 2024_01