La sostenibilità ambientale è sempre più oggetto di dibattito e di interesse da parte del mondo politico e dell’opinione pubblica. La crescita e lo sviluppo sostenibile non riguardano solo le attività produttive, ma anche la società, l’alimentazione e gli stili di vita.
Il Progetto LIFE TTGG ha consentito di investigare in modo approfondito l’intera catena di valore del formaggio Grana Padano DOP, proponendo un miglioramento della filiera stessa, a partire dal primo anello fondamentale, da cui il formaggio prende vita, ovvero la stalla. L’allevamento delle bovine da latte molto spesso è sotto la lente d’ingrandimento per le ricadute ambientali che tale pratica comporta. Ma è davvero così? Certamente l’attività di allevamento, come tutte le attività antropiche, ha un impatto sull’ambiente dovuto principalmente al rilascio di gas ad effetto serra, ma anche a fenomeni di acidificazione, eutrofizzazione, utilizzo di acqua, di suolo e risorse in generale.
Uno studio di Ispra del 2020 afferma che, nel nostro Paese, le emissioni di gas ad effetto serra riconducibili all’agricoltura rappresentano il 7% del totale, di cui il metano vale per il 64%, il protossido di azoto per il 35% e l’anidride carbonica per l’1%. Di questo 7%, la zootecnia è responsabile per il 75%, il che significa che incide sul totale delle emissioni a effetto serra per poco più del 5% – un peso molto inferiore rispetto alle emissioni di altri settori produttivi.
La produzione di gas ad effetto serra da parte dei ruminanti è strettamente legata ai processi fisiologici coinvolti nella digestione degli alimenti. Il sistema gastrointestinale del ruminante è caratterizzato da una vera e propria camera di fermentazione, i pre-stomaci, dove l’alimento viene degradato ad opera di specifici microrganismi, dotati di enzimi in grado di fermentare componenti indigeribili da parte dell’animale stesso. I principali gas di fermentazione che si vengono a formare sono anidride carbonica e metano; poiché quest’ultimo è il gas che influenza maggiormente la stima della anidride carbonica equivalente totale, la qualità degli alimenti prodotti a livello aziendale e somministrati alle bovine risulta essere un aspetto cruciale. La digeribilità della razione fornita agli animali è un parametro altrettanto importante, che ha effetti sull’efficienza produttiva e sul contenuto di sostanza organica presente negli effluenti. Nell’insieme, i due aspetti determinano l’entità delle emissioni di gas ad effetto serra e di sostanze volatili, di conseguenza un corretto razionamento delle diverse categorie di animali allevate permette di migliorare l’efficienza e le performance ambientali della propria attività, con risvolti positivi sul livello produttivo e sulla conversione degli alimenti in latte, oltre che sul benessere degli animali stessi.
Una delle pratiche di mitigazione proposte nell’ambito del Progetto LIFE TTGG ha portato alla creazione di uno scenario nel quale le diete alimentari e gli alimenti che le costituiscono vengono analizzati periodicamente. Il potenziale di riduzione dell’impatto ambientale nell’adottare questa pratica potrebbe essere del 3-5%, ma richiederebbe investimenti da parte dell’allevatore che dovrebbe dotarsi di strumentazione per analisi rapide o stipulare accordi con aziende che forniscono tali servizi. Quindi costi ed organizzazione del lavoro potrebbero frenare l’allevatore, a fronte di una riduzione modesta dell’impatto ambientale nella produzione del latte. Come intervenire? Un consiglio pratico ricade sulla produzione di alimenti aziendali di qualità attraverso l’adozione di buone pratiche agricole, dal campo sino allo stoccaggio dei raccolti. Un approccio di questo tipo porta ad una serie di vantaggi, sia in termini di salubrità degli alimenti che di riduzione delle perdite in fase di stoccaggio, con conseguente riduzione dei costi e minor dipendenza dell’allevamento nell’acquisto di materie prime e mangimi sul mercato.
Fonte: Università Cattolica del Sacro Cuore