Convocato a Siracusa, a settembre 2024, il G7 agricolo. Lollobrigida: “Invertire la perdita di biodiversità, per diversificare le filiere di approvvigionamento e valorizzare le produzioni alimentari locali”.
Appuntamento a settembre a Siracusa, il momento forse più importante del 2024 per il settore agricolo. A fare gli onori di casa sarà Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, che ha convocato nella città di Archimede il G7 agricolo (Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia, Regno Unito).
Le discussioni prenderanno il via dal documento approvato a Miyazaki (Giappone) nell’ultima riunione di aprile, con l’indicazione delle 12 azioni prioritarie per rendere i sistemi agro-alimentari più sostenibili, produttivi e resistenti. Ridurre, cioè, le emissioni di gas serra e «invertire la perdita di biodiversità, per diversificare le filiere di approvvigionamento e valorizzare le produzioni alimentari locali, regionali e globali attraverso l’attuazione di un’ampia gamma di innovazioni e la promozione di pratiche agricole meno invasive».
Il ministro italiano punterà ovviamente a ribadire le parole d’ordine del primo anno del governo Meloni: no ad alimenti standardizzati, sì al cibo di qualità per tutti, contrasto ai falsi prodotti italiani e difesa delle indicazioni geografiche.
Tutte tematiche che si giocano in primo luogo in campo europeo, all’interno della Comunità, dove l’Italia è senza dubbio uno dei big, se non altro per i numeri della filiera che incide – dalle imprese agricole fino alla ristorazione – per il 16% sulla formazione del prodotto interno lordo (si sale oltre il 20% tenendo conto dei mezzi tecnici per la produzione agricola), garantisce il lavoro a 1 milione e 400 mila addetti (che diventano 4 milioni, considerando anche ristoranti, distribuzione e commercio).
Gigante anche nell’export che dovrebbe chiudere il 31 dicembre di quest’anno con la cifra record di 64 miliardi. Determinante – per un valore di circa 20 miliardi di euro – è il contributo del sistema delle Indicazioni Geografiche (326 cibi DOP, IGP e STG e 527 vini DOP, IGP) dove vantiamo il record europeo per numero.
«In un contesto macroeconomico sfavorevole e instabile – ha affermato commentando l’ultimo rapporto Ismea-Qualivita la direttrice generale di Ismea Maria Chiara Zaganelli – le nostre produzioni DOP e IGP hanno continuato a esercitare il loro impatto positivo, contribuendo ad attrarre flussi rilevanti di turismo enogastronomico, diffondendo la reputazione della qualità agroalimentare italiana e mantenendo vitale il tessuto socio-economico di aree rurali spesso interne».
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