Italia Oggi
Oggi e domani la Commissione agricoltura del Parlamento europeo voterà gli emendamenti alla riforma della PAC del dopo 2015. E infatti ormai una certezza che l’entrata in vigore della nuova politica agricola comune «slitterà» di un anno rispetto alla data prevista, il 2014. Ipotesi negata per mesi, lo scorso 14 gennaio è arrivata sul tavolo dello Sca, il Comitato speciale per l’agricoltura che riunisce gli Stati membri, acquisendo i crismi dell’ufficialità. Pagamenti diretti e piani di sviluppo rurale, tutto o quasi (c’è ancora qualche dubbio sulle misure di mercato) sarà prorogato di un anno, con un nuovo budget. Sempre che i capi di Stato UE il 7 febbraio raggiungano un accordo sulle prospettive finanziarie 2014-2020, circostanza considerata più che probabile da tutte le fonti istituzionali europee. Una volta fatta l’intesa sui nuovi tetti di spesa, a maggio la Commissione UE presenterà le «misure transitorie». La PAC continuerà come prima almeno per un anno: niente controverso greening degli aiuti diretti, niente redistribuzione tra gli Stati e tra gli agricoltori, dal forte impatto per Paesi come l’Italia (ma anche Irlanda, Francia, Spagna e Portogallo), in ritardo su misure in qualche modo annunciate già dal 2003.