Il tribunale amministrativo regionale respinge i ricorsi di una famosa azienda europea che voleva inserire nuovi tipi genetici tra i suini destinati alla Dop friulana Prosciutto di San Daniele e a quella del Prosciutto di Parma DOP. I presupposti della qualità delle due DOP non si toccano: il Tar respinge i ricorsi di una nota multinazionale relativi all’esclusione di alcuni tipi genetici da quelli ammessi a essere trasformati nei due celebri salumi. A mettere in discussione l’esclusione di ben 5 tipi genetici immessi sul mercato suinicolo italiano, una nota multinazionale “globale”, particolarmente diffusa in Europa, la Topigs. Le decisioni degli istituti sono state contrastate con particolare aggressività fin dalla fase istruttoria e con un autentico potenziale destabilizzante.
Particolarmente attivi nella difesa dei du prodotti a base di carne DOP dagli attacchi alla radice della loro materia prima i due istituti di certificazione: l’Istituto Nord Est Qualità (Ineq) e l’Istituto Parma Qualità (Ipq). Tra le diverse attività che l’Ineq svolge assieme all’Ipq vi è anche la verifica dei presupposti di conformità dei tipi genetici impiegati per la produzione dei suini, che devono rispondere ad appositi requisiti prescritti dai disciplinari registrati fin dal 1996 secondo la vigente norma europea in tema di DOP e IGP. In proposito, i disciplinari fanno esplicito riferimento alle razze e ai requisiti registrati dal Libro genealogico italiano, ammettendo anche ibridi o altri tipi purché compatibili con le stesse finalità o, quantomeno, non incompatibili.
Da circa dieci anni si è in proposito ingaggiato un autentico percorso a ostacoli, che ha fin qui prodotto la messa al bando di ben 31 diversi tipi genetici per i quali non è stata accertata l’esistenza di requisiti compatibili con gli obiettivi propri dei suino pesante italiano. Tuttavia, quasi ogni decisione viene contestata con l’accesso al giurì indipendente dell’Ineq e, nel 2013, si è giunti a un primo ricorso al Tar del Lazio, che gli Istituti hanno superato con un’esemplare sentenza. Ma a mettere fine al tentativo di imporre l’uso dei cinque tipi genetici, è intervenuta la sentenza del Tar del 16 febbraio scorso: i ricorsi sono stati tutti respinti in modo inequivocabile, avvalorando l’operato degli istituti e della Giunta di appello di Ineq che, da ultimo, ne aveva confermato in prima istanza congruità e correttezza.
Fonte: udinetoday.it