La Pitina è Indicazione Geografica Protetta: il tradizionale salume a base di carni ovicaprine o di selvaggina ungulata, conservata grazie a un processo di affumicatura e a uno strato protettivo di farina di mais, è diventato prodotto IGP riconosciuto dall’Unione europea. La comunicazione ufficiale, da parte di Bruxelles, è giunta ieri, per la gioia di tutti gli artigiani del Pordenonese che la producono, secondo un’antica ricetta. Si tratta del 296esimo prodotto italiano a entrare nel registro della qualità UE: l’Italia è il Paese che gode del maggior numero di prodotti iscritti al registro (statistiche Italia), il Friuli Venezia Giulia ne contempla 9 in tutto: 5 nel solo territorio regionale (Prosciutto San Daniele DOP, Prosciutto di Sauris IGP, Pitina IGP, Tergeste DOP, Brovada DOP), 1 il cui areale si estende anche in Veneto (Montasio DOP) oltre alle 2 STG nazionali (statistiche Friuli Venezia Giulia).
La pitina è un salume e secondo il protocollo adottato, la si può produrre esclusivamente nei territori comunali di Andreis, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Frisanco, Maniago, Meduno, Montereale, Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto. «La pitina – spiega il presidente dell’Uti delle Valli e delle Dolomiti Friulane, Andrea Carli – è il primo, e per ora unico, prodotto a denominazione protetta del nostro territorio e di tutta la Destra Tagliamento. È già un simbolo delle nostre tradizioni enogastronomiche e siamo certi che l’ottenimento della IGP contribuirà a dare impulso alla produzione e alla promozione anche in chiave turistica della pedemontana».
Fonte: Il Messaggero