Prodotto Street food simbolo della Romagna, è l’emblema di come quattro semplici ingredienti (farina, acqua, sale, strutto o olio d’oliva), impastati e cotti a dovere, diano vita ad una prelibatezza che dal novembre 2014 ha una marcia in più: la certificazione IGP dalla Commissione Europea. D’ora in poi si chiama Piadina Romagnola/Piada Romagnola, anche nella variante alla Riminese, solo quella prodotta e confezionata esclusivamente nel suo luogo di origine, la Romagna. Solo coloro che la producono secondo il disciplinare approvato possono commercializzare la Piadina Romagnola IGP. Merito del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola IGP che insieme ad altre istituzioni e associazioni si è fatto promotore di questo traguardo.
“L’IGP è la vittoria di tutta la Romagna: della sua storia, delle sue tradizioni, dei suoi prodotti tipici – afferma il Presidente del Consorzio Elio Simoni -. Oggi chi vuole degustare la Piadina Romagnola lo può fare con una tutela in più. La vera Piadina Romagnola IGP è contraddistinta dal simbolo dell’Unione Europea e dal proprio speciale contrassegno, e i consumatori sono certi di acquistare un prodotto controllato, garantito e di qualità”. I numeri del successo del prodotto parlano di 35 mila tonnellate di Piadina prodotte in Italia, un terzo delle quali (10.500 tonnellate) prodotte in Romagna con certificazione IGP (dati 2015). Una certificazione sempre più ricercata, cresciuta del +25% rispetto all’anno precedente, quando in regime di riconoscimento transitorio contava 6.700 tonnellate di prodotto.
La sfida del Consorzio è duplice: tutelare la piadina romagnola dalle contraffazioni e promuovere il prodotto all’estero, soprattutto negli Usa. “La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione dei prodotti alimentari Made in Italy nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro nel 2014 – spiega il Direttore del Consorzio Paolo Migani -. E in questi numeri purtroppo c’è anche la Piadina Romagnola IGP. Il Consorzio controlla continuamente i marchi che contengono le denominazioni piadina e piadina romagnola. Tutelarla sui mercati internazionali è sempre vitale ma anche sempre più difficile e complesso”.
Fonte: Il Sole 24 Ore