Offensiva di Bruxelles sull’etichetta Nutriscore per il cibo: c’è in gioco la libertà di scelta dei consumatori. Il capo dei supermercati transalpini Ledere se la prende con l’Italia («lobby infernale») perché non favorisce le multinazionali contro le nostre eccellenze.
Sul gas l’Europa non trova nessun accordo, ma su cosa bisogna mettere sui fornelli è unita più che mai: cibi ultraprocessati, insetti, prodotti delle multinazionali che, se potessero, farebbero a meno degli agricoltori, e ci stanno attivamente lavorando. A tavola con (i cibi) Frankenstein è il progetto di Ursula von der Leyen – la decisione finale arriverà entro dicembre – che per difendere il green deal dall’inquinamento agricolo è convinta che si debbano limitare le scelte dei consumatori. Via prosciutto, olio d’oliva, formaggio, sì agli insetti, al finto latte, alle bibite energetiche, alle proteine vegetali.
Lo schema è quello sperimentato con la pandemia: imporre d’autorità comportamenti ai cittadini per trarne un profitto e affermare lo Stato pedagogo, il Leviatano. Applicato al cibo, si traduce in danno prima di tutto per l’Italia, che è il Paese che più li fa arrabbiare: con lo 0,4% di superficie agricola produciamo un valore aggiunto di oltre 300 miliardi, di cui il 20% realizzato all’estero. E se recuperassimo i 100 miliardi di prodotti imitati e falsificati, il conto diventerebbe astronomico. Non gliene importa nulla della salute dei consumatori, quello che vogliono è mettere le mani sulla torta italiana. E stavolta l’offensiva è totale. Accusano l’Italia di essere una «lobby infernale» contro il Nutriscore.
Si sta schierando tutta la grande distribuzione europea, per imporre la famosa etichetta a semaforo che boccia l’olio extravergine d’oliva, promuove i beveroni proteici e le bibite da sballo. La miccia l’ha riaccesa Michel Eduard Leclerc, il patron della gigantesca catena di supermercati che deve avercela ancora con l’Italia dopo che tentò di conquistarsi il nostro mercato attraverso un accordo con Conad, costretta poi a disdirlo perché ai francesi, di salvaguardare prodotti freschi e italiani, interessava il giusto.
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Rispondono in coro la Coldiretti con il presidente Ettore Prandini, Filiera Italia con il consigliere delegato Luigi Scordamaglia e il governo con il sottosegretario all’Agricoltura Gian Marco Centinaio (Lega): respingendo le accuse e contrattaccando.
«Noi lobby?», dice Scordamaglia; «Noi combattiamo per gli interessi dei consumatori alleati dei produttori e delle filiere di qualità. La vera lobby la fa chi, con il Nutriscore, fa gli interessi neanche nascosti di chi produce cibi iper-processati e di sintesi».
Gian Marco Centinaio aggiunge: «La battaglia contro il Nutriscore è la difesa del Made in Italy e di tutti i prodotti europei di qualità, espressioni di tradizioni e territori». L’Italia ha proposto un suo sistema di etichettatura (che tiene conto della dieta mediterranea, considerata la più salubre al mondo: si chiama Med Index, è basato sul bilanciamento dei cibi ed è stato messo a punto dall’Università di Bari), il Nutriform che fornisce vere informazioni nutrizionali alimento per alimento.
La Commissione europea deve decidere sull’etichettatura entro la fine dell’anno. Paolo De Castro (Pd), vicepresidente della Commissione agricola del Parlamento europeo, spiega a La Verità: «Ormai c’è uno scontro ideologico. A Bruxelles sono convinti che va combattuta la libertà di scelta dei consumatori, che bisogna insegnare alla gente cosa mangiare per evitare che gravino sui sistemi sanitari. Se la decisione prende questa piega, la battaglia è persa».
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Fonte: La Verità