Un’analisi degli esperti dalla Ca’ Foscari Challenge School sulle nuove sfide del sistema di formazione universitario rivolto all’agroalimentare DOP IGP
La formazione post-secondaria in Italia ha visto crescere il numero di corsi dedicati all’agroalimentare: 20 fondazioni ITS e numerosi indirizzi di laurea in agraria, economia, management e ingegneria nelle università italiane formano i tecnici e i manager del cibo e del vino made in Italy del futuro. Perché l’agroalimentare è oggi al centro degli interessi di giovani e famiglie? I motivi sono diversi: in primis, la rilevanza economica e occupazionale del settore; in seconda battuta, la sua resilienza rispetto ai colpi inferti dalle crisi degli ultimi quindici anni (da quella finanziaria del 2008 a quella da Covid-19); da ultimo il ruolo cardine dell’agroalimentare nell’economia nazionale e le sue sinergie con filiere come quella turistica e quelle manifatturiere del nostro Paese.
Le Indicazioni Geografiche, in Italia, sono l’elemento distintivo sia del sistema agroalimentare di qualità sia del sistema di formazione. Per quanto l’offerta didattica avanzata sul fronte dell’agroalimentare stia prendendo piede in molti Paesi, l’Italia vanta il maggior numero di IG e una mescola unica di qualità dei prodotti e dei processi, cultura e tradizioni, radicamento in paesaggi straordinari. Questa peculiarità è un’occasione da non lasciarsi sfuggire: l’incontro tra le tipicità del nostro Paese e le competenze aggiornate apportate da giovani talenti è la sfida da cogliere con entusiasmo sia da parte di atenei e fondazioni ITS sia da parte del mondo produttivo. Quali gli orizzonti su cui concentrarsi? Molto si è fatto sulla narrazione, la promozione e il marketing delle tipicità. Oggi il sistema della formazione deve affrontare nuove sfide: digitalizzazione e sostenibilità.
Sarà necessario rafforzare sempre più conoscenze e competenze legate all’innovazione tecnologica e digitale per la qualità, la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti DOP e IGP, ma anche nuove soluzioni che guidino il consumatore in scelte più salutari e sostenibili e a migliorare il benessere della persona. L’utilizzo del digitale per migliorare l’efficienza dei processi produttivi, ovviamente, apre la strada a una maggiore competitività competitiva delle nostre aziende e alla loro capacità di appropriarsi del valore generato.
L’utilizzo di internet per raggiungere il consumatore con i social media e i nuovi strumenti della comunicazione in rete apre la strada a nuove opportunità di valorizzazione delle Denominazioni d’Origine sui mercati internazionali e alla possibilità di alimentare il canale del commercio elettronico. Sul secondo versante, quello della transizione ecologica, la sfida è ancora più pressante e complessa: nuove competenze, e nuovi approcci sono richiesti per concepire la produzione di beni alimentari in chiave di sistema – dal campo allo scaffale e alla tavola – la cui impronta ecologica sia il più limitata possibile.
Giovani talenti esperti di economia circolare, di analisi degli impatti ambientali, di ciclo di vita dei prodotti, con le loro competenze e il loro slancio, saranno essenziali per lo sviluppo ulteriore del sistema delle Indicazioni Geografiche e per concretizzare il loro contributo al Paese in termini di creazione di ricchezza e occupazione. Il sistema dell’offerta formativa superiore e terziaria ha mostrato capacità di risposta pensando a percorsi specializzati e innovativi: sua responsabilità, insieme a istituzioni e associazioni del comparto, è continuare a stimolare il dialogo tra imprese e mondo della formazione, così che l’aggiornamento delle competenze e dell’offerta formativa possa accompagnare le aziende agroalimentari nelle sfide della globalizzazione e dei cambiamenti post Covid.
A cura di Christine Mauracher
Fonte: Consortium 2021_04