Più di mille aziende per 25mila addetti in filiere diverse nella “Food Valley” italiana: dal Parmigiano Reggiano DOP al Prosciutto di Parma DOP, dal latte alla pasta, dal pomodoro fino alle alici.
È da sempre uno dei distretti chiave dell’agroalimentare made in Italy non solo in termini di fatturato sviluppato ma soprattutto per la capacità di tracciare alcune importanti linee direttrici diventate poi col tempo le chiavi di successo per l’intero agroalimentare italiano: la qualità e l’internazionalizzazione.
È la “Food Valley” di Parma, un distretto in grado di mettere in campo numeri di tutto rilievo: 8,2 miliardi di fatturato di cui 2,7 legati all’export, pari a un’incidenza sul totale del 33%.
Distretto che storicamente ha avuto i suoi pilastri nelle produzioni di Parmigiano Reggiano DOP e Prosciutto di Parma DOP (due delle prime 5 DOP italiane per fatturato) ma che poi si è sviluppato soprattutto grazie a brand come Barilla e Parmalat.
Oggi la Parma Food Valley rappresenta 6 diverse filiere che vanno dal Prosciutto DOP al Parmigiano, dal latte (Parmalat) alla pasta (Barilla) dal pomodoro (con Mutti e Rodolfi Mansueto) fino – pur senza affacciarsi sul mare – alle alici (con brand come Delicius, Rizzoli Emanuelli e Zarotti). Filiere che hanno consentito a Parma nel 2023 di arrivare al secondo posto sulle 110 province italiane per fatturato legato all’export alimentare con un’incidenza sull’export di food e Ovine italiano del 5,1% in crescita dal 4,8% del 2022.
Al primo posto della classifica Ismea Qualività c’è Treviso che conta su 700 milioni di bottiglie di Prosecco.
La Food Valley di Parma conta 1.052 aziende che occupano oltre 15mila addetti diretti numeri che con l’indotto salgono a 1.519 aziende e 25mila occupati.
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Fonte: Il Sole 24 Ore