Agricoltura come strumento di lettura della finanza. Grande dinamismo del settore delle foraggere e dell’erba medica in particolare. Necessità che gli agricoltori siano protagonisti di un fenomeno che sta portando a cambiamenti epocali e globali.
Al convegno sulla filiera dell’erba medica organizzato da AIFE/Filiera Italiana Foraggi svoltosi a Ravenna ieri, martedì 13 dicembre e dedicato alla redditività e alla sostenibilità di questa coltura, è stato fatto il punto su un segmento produttivo che si sta rivelando cruciale all’interno della grande trasformazione in atto nel mondo agricolo.
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Ebbene, dall’analisi del campione di aziende valutate, oltre 800, e un’estensione coltivata complessiva di 11.000 ettari, gli indici economici ottenuti analizzando la resa, il prezzo, la produzione lorda vendibile e i costi hanno evidenziato che l’erba medica, dopo il mais, è stata la coltura che ha generato in mediail maggior margine operativo: 725euro/ettaro per il mais e 610euro/ettaro per la medica. Si tratta di dati che confermano l‘ottima risposta di questa coltura alla redditività delle aziende e che soprattutto, con l’avvento della nuova Pac ormai prossimo, il suo margine operativo medio crescerà ulteriormente e si allineerà a quello del mais”.
La nuova PAC dunque, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2023 e rispetto alla quale Angelo Frascarelli, presidente Ismea, dopo averne illustrato gli aspetti che più interessano gli operatori legati alla produzione di erba medica a partire dall’Ecoschema 4, li ha invitati a “considerare il documento della Politica agricola comune come uno strumento di sviluppo, valutando attentamente tutti i pagamenti per individuare quelli che convengono e analizzando prima, all’interno della propria gestione aziendale, le rese, i prezzi e i costi da sostenere”.
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Il convegno ha riservato spazio anche alla presentazione, da parte di Maria Teresa Pacchioli, dei dati scaturiti ed elaborati al termine del progetto MediCarbonio a cui hanno aderito alcune aziende associate AIFE/Filiera Italiana Foraggi, condotto per la parte scientifica dal Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia; progetto finalizzato a stabilire quanto la coltivazione di erba medica riduca l’impronta del carbonio nel terreno nella zona orientale dell’Emilia Romagna con l’obiettivo di ottenere la certificazione made green in Italy, riconoscimento illustrato da Marco Omodei Salè del CSQA.
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Fonte: Agricultura.it