È ciò che emerge dal Rapporto Ismea-Qualivita 2021. Per il ministro Patuanelli “i prodotti DOP e IGP si confermano fondamentali nell`affermazione del made in Italy sui mercati globali”
L’agroalimentare italiano è sempre più un asset per la ripresa del paese. Il settore dei prodotti DOP e IGP può contare, nel 2020, su 200mila operatori, 286 consorzi di tutela, 16,6 miliardi di euro di valore della produzione (pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano), un export da 9,5 miliardi di euro (pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore).
In particolare, nel 2020 il mondo del cibo DOP raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione: il segno meno dell’anno dei lockdown (-3,8%) va rapportato al trend crescente dell’ultimo decennio: +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro (+34% rispetto al 2010). Dal canto suo, nel 2020, il settore vitivinicolo italiano DOP e IGP registra 24,3 milioni di ettolitri di vino imbottigliati (+1,7% in un anno), con le DOP che rappresentano il 68% della produzione e le IGP il 32%. Questi i dati che emergono dal Rapporto Ismea-Qualivita 2021, l’analisi della Dop economy italiana sui valori economici e produttivi dei settori agroalimentare e vitivinicolo basati su prodotti a denominazione di origine protetta e a indicazione geografica protetta.
“I prodotti DOP e IGP si confermano anche nel 2020 una componente fondamentale nell’affermazione del made in Italy sui mercati globali e un motore di promozione e tutela delle eccellenze italiane“, assicura Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. “L’analisi del XIX Rapporto Ismea-Qualivita – continua Patuanelli – dimostra ancora una volta come grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni, la Dop economy tenga sia sul territorio nazionale che all`estero, cresca nelle regioni del Sud e nelle Isole e traini l’intero comparto agroalimentare italiano“.
In effetti, tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico importante delle filiere DOP e IGP, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est: Treviso, Parma e Verona registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area “Sud e Isole” mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna. Risultati importanti anche nelle esportazioni: il lieve calo provocato dagli effetti della pandemia sui mercati extra-Ue è compensato da una crescita delle esportazioni verso destinazioni europee. Il valore complessivo – 9,5 miliardi di euro, pari al 20% nell’export agroalimentare italiano – è pure il frutto di un andamento diverso fra i due comparti del cibo e del vino. Il settore del cibo, con 3,92 miliardi di euro, registra un incremento del valore esportato del +1,6%. Mentre il comparto del vino, con 5,57 miliardi di euro, mostra un calo del -1,3%.
“A livello comunitario – avverte il ministro Patuanelli – ci aspetta un anno impegnativo, sia per la revisione del quadro normativo dell’etichettatura che per quello del regolamento delle DOP e delle IGP. Proprio per questo è necessario salvaguardare e tutelare l’intero sistema produttivo dai rischi che possono generare l’omologazione alimentare, i sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore, le fake news, i tentativi di imitazione sia sui mercati comunitari che su quelli terzi“.
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Fonte: Il Riformista