Il comparto rappresenta il 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano. Traina il Nord Italia, ma le crescite sono nelle regioni dell’area ‘Sud e Isole’. Stabile l’export dei prodotti DOP IGP pari a 9,5 miliardi di euro.
Dopo 10 anni di crescita continua, la Dop economy rallenta nel 2020: il comparto raggiunge i 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione, in calo del 2 per cento rispetto all’anno precedente. Regge l’export a 9,5 miliardi di euro (-0,1 per cento), pari al 20 per cento delle esportazioni nazionali di settore. A renderlo noto è il XIX Rapporto Ismea – Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP IGP.
Più nel dettaglio, la Dop economy vale il 19% del fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale, grazie soprattutto al contributo delle grandi produzioni certificate, ma non mancano elementi che confermano un forte dinamismo del sistema delle Indicazioni geografiche italiane, fra cui l’affermarsi di categorie come le paste alimentari o i prodotti della panetteria e pasticceria. In particolare, il comparto agroalimentare DOP IGP
Nonostante le difficoltà causate dalla crisi del Covid-19, si conferma la capacità di tenuta di un sistema di qualità diffuso in tutto il territorio nazionale. Le esportazioni delle DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2020 registrano un valore stabile su base annua raggiungendo i 9,5 miliardi di euro, -0,1% rispetto al 2019: un risultato condizionato dagli effetti collegati alla pandemia sui mercati extra-Ue, il cui calo è compensato da una crescita delle esportazioni verso destinazioni europee. Il valore complessivo è frutto anche di un andamento diverso fra i due comparti, con il cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6% e il vino che con 5,57 miliardi di euro mostra un calo del -1,3%.
A livello territoriale, tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico delle filiere DOP IGP, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est, a partire dalle prime tre – Treviso, Parma e Verona – che riportano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area “Sud e Isole” mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna.
vale 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro. Si tratta di “una componente fondamentale del made in Italy, siamo pronti a sostenerli nelle sfide europee e in ambito Pnrr“, ha commentato il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli durante la presentazione dello studio.
L’agroalimentare italiano DOP IGP STG coinvolge oltre 86mila operatori, 165 Consorzi autorizzati e 46 organismi di controllo. Nel 2020 raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione per un -3,8% in un anno e con un trend del +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro per un andamento del +34% sul 2010. Prosegue anche nel 2020 la crescita dell’export che raggiunge i 3,9 miliardi di euro per un +1,6% su base annua con un dato che dal 2010 è più che raddoppiato (+104%). Mercati principali si confermano Germania (770 mln €), Usa (647 mln €), Francia (520 mln €) e Regno Unito (268 mln €).
Infine, per quanto riguarda il comparto vitivinicolo italiano DOP IGP, questo coinvolge oltre 113mila operatori, 121 Consorzi autorizzati e 12 organismi di controllo. Nel 2020 registra 24,3 milioni di ettolitri di vino Ig imbottigliato (+1,7% in un anno), con le DOP che rappresentano il 68% della produzione e le IGP il 32%. Il valore della produzione sfusa di vini IG è di 3,2 miliardi di euro, mentre all’imbottigliato è 9,3 miliardi di euro (-0,6%) con le DOP che ricoprono un peso economico pari all’81%. L’export raggiunge 5,6 miliardi di euro, per un -1,3% su base annua e un trend del +71% dal 2010; risentono degli effetti della pandemia soprattutto i mercati extra-Ue (-4,3%), mentre cresce l’export in Ue (+4,1%) con incrementi a doppia cifra per i Paesi scandinavi e del Nord Europa.
Fonte: La Repubblica