Cotarella “il vino richiede cultura per rispettare l’integrità del territorio d’origine”, Montanari “semplicità, meno sprechi e prodotti del territorio per salvaguardare il futuro”
La cultura dei territori rurali è alla base del nuovo riposizionamento verde dell’Italia. È quanto emerge dalla tavola rotonda, organizzata dalla Fondazione Qualivita per la presentazione del nuovo Atlante edito da Treccani, a cui hanno partecipato Riccardo Cotarella e Massimo Montanari con due lectio magistralis sul profondo legame tra le produzioni agroalimentari e vitivinicole e il loro luogo di origine.
“Si può parlare di DOP Cultura nei territori con una forte identità legata alle Indicazione Geografiche – spiega il direttore di Qualivita, Mauro Rosati – e l’analisi che abbiamo portato avanti in questi anni con la Fondazione ci mostra come, in tali contesti, le DOP IGP hanno preso parte al consolidamento della cultura civica e del capitale sociale inteso come l’insieme delle reti associative basate sullo sviluppo di norme e relazioni di fiducia nelle comunità”. A questo si aggiunge, naturalmente, il contributo dei Consorzi e delle imprese associate nell’affermare anche i valori legati ai fattori ambientali e paesaggistici, ai saperi e alle tradizioni produttive, all’innovazione del settore e alla formazione e all’educazione delle comunità.
“In questi anni in cui si è affermata la DOP Economy che ha fatto da traino allo sviluppo locale e all’internazionalizzazione del made in Italy, parallelamente la DOP Cultura ha mantenuto vivi i valori culturali dei territori che rappresentano una leva per la transizione green del nostro Paese”, conclude Rosati.
“La sostenibilità ambientale è il tema del futuro, e la cultura del cibo ha un ruolo importante da giocare in questa partita” – sottolinea Massimo Montanari, Professore di Storia e cultura dell’alimentazione dell’Università di Bologna. “La correzione delle abitudini alimentari, la scelta di puntare su preparazioni essenziali e sulla riduzione degli sprechi è un modo per contribuire a salvaguardare il futuro. Consolidare la semplicità della tradizione contadina e popolare, il suo rapporto stretto e cordiale col territorio e la stagionalità, è un punto di partenza essenziale per affrontare le sfide del futuro”.
Un’analisi che parte dal secolare patrimonio delle produzioni DOP e IGP italiane per avanzare la tesi che la cultura del territorio possa essere la “tessera mancante” per una reale transizione verde.
“Il vino è sorgente di coltura e richiede cultura a tutti coloro che si avvicinano ad esso” – ricorda Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi e membro del Comitato scientifico della Fondazione Qualivita. “Nella transizione green sarà ancora più importante conoscere questo magnifico prodotto al fine di rispettare l’integrità sua e del suo territorio d’origine”.
I contributi dei relatori intervenuti alla presentazione hanno messo in luce come i fattori peculiari delle Indicazioni Geografiche siano in grado di supportare in maniera sostanziale l’efficienza dell’organizzazione sociale dei territori, promuovendo iniziative di sviluppo sostenibile, a tutti i livelli, realizzate in sinergia tra le diverse realtà delle comunità. Dalle filiere arrivano infatti elementi reali a supporto dei cittadini, come il lavoro dei Consorzi di tutela: relazioni associative tra le persone, progetti di sviluppo rurale che impattano sui paesaggi e sull’economia, azioni solidali e molto altro.
Di rilievo il ruolo delle filiere DOP IGP anche perché, in linea con le politiche europee Green Deal e Farm to Fork, fanno della produzione non delocalizzata un driver di crescita e tutela delle comunità: un binomio che associa sviluppo economico attraverso prodotti di qualità con un’attenzione costante alla salvaguardia dei fattori naturali di produzione in grado, grazie ai disciplinari, di preservare ambiente e biodiversità.
In questo contesto, oltre alle numerose attività direttamente collegate con la filiera produttiva, sono rilevanti anche le azioni indotte che coinvolgono le comunità locali, come le iniziative di educazione e formazione sul territorio, le sagre e le feste, i progetti di solidarietà e la costruzione delle reti di relazione tra i diversi soggetti della comunità. I valori espressi dalla cultura rurale dei territori contribuiscono al loro capitale sociale diventando fattori rilevanti di una nuova società in cui la coscienza ambientale sia sempre più diffusa e condivisa tra cittadini e imprese. Per favorire questo percorso evolutivo occorrono strumenti culturali e scientifici come l’Atlante Qualivita, definito da Massimo Bray, Direttore Generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, “una mappa del capitale non solo economico, ma anche sociale e culturale in Italia”.
Fonte: Fondazione Qualivita
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