Torino lo vuole IGP con regole ferree, gli svizzeri di Lindt si oppongono ma l’azienda che lo ha inventato è loro
Se scarti un gianduiotto ti accorgi subito che emana profumo di nocciola e quella nocciola così intensa è solo la IGP Piemonte. Poi in bocca diventa velluto, è cremoso, si scioglie lentamente. Lentamente sulla lingua ti fa sentire tutti gli aromi della nocciola, il cacao è delicato e mai aggressivo.
Così Guido Gobino, uno degli artisti del cioccolato torinese, spiega che cosa succede quando si assaggia un gianduiotto: “Il gusto che domina è quello della Nocciola IGP Piemonte. Lo rende unico”. Questa unicità a Torino vogliono farla di- ventare un’IGP (indicazione geografica protetta), ovvero una certificazione che identifica un prodotto originario di un luogo, di una regione o di un territorio: un prodotto, il gianduiotto appunto, che in quell’area geografica viene prodotto con precise caratteristiche, in questo caso tre soli ingredienti, e cioè la Nocciola IGP Piemonte, il cacao e lo zucchero.
Il viaggio verso la conquista della certificazione è cominciato nel 2017, e lungo la strada hanno aderito almeno una trentina di aziende tra grandi realtà e piccoli artigiani. Quasi tutti i produttori di questo cioccolatino capace di generare un indotto di circa 200 milioni, più o meno direttamente, sostengono la proposta del “gianduiotto di Torino”.
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Fonte: La Stampa
Crediti foto: Wikipedia