Il Sole 24 Ore Plus
Più sani i clienti, più ricchi i fast food. Queste le conclusioni a cui è giunto uno studio dello Hudson Institute che ha verificato che, tra il 2006 e il 2011, le catene di fast food che hanno servito menù e bevande a basso tasso calorico (non oltre le 500 calorie per singolo panino o pietanza e non più di 50 calorie a bevanda) hanno conseguito un incremento dei ricavi del 5,5% e del 10,9% per quanto riguarda il numero dei clienti. Fra le catene di fast food più note al mondo vi sono il colosso McDonald’s (leader a livello globale con oltre 34mila punti vendita in 119 Paesi) e Burger King, seconda catena mondiale con più di 12.900 punti vendita in 86 Paesi. Nel 2012, su basi “reported” il giro d’affari di Burger King è sceso del 15,8% a 1.966,3 milioni di $. A parità però di punti vendita (il gruppo sta intraprendendo una politica di “refranchising” che ha portato a dismettere i punti vendita di proprietà) i ricavi sono rimasti stabili. Grazie però a un consistente taglio dei costi operativi (-21,5% a 1.548,6 milioni) l’ebit è salito del 1,5,2% a 417,7 milioni e l’utile netto del33,6% a 117,7 milioni. La società è tornata alla quotazione al Nyse lo scorso 20 giugno dopo essere stata acquisita, a fine 2010, dal fon do di private equity brasiliano 3G Capital.