La culla della Barbera si prende la rivincita: debutta il Nizza DOP, i 43 soci del vino che piaceva a Carducci. «Arriveremo a un milione di bottiglie l’anno». Gianni Bertolino non era ancora nato quando nel i968 una alluvione, la settima in vent’anni, fece scivolare a valle le colline di Nizza Monferrato e dei paesi vicini, sfasciando le botti e ricoprendo di fango la «culla della Barbera». Così la definì l’inviato del Corriere Carlo Dominione raccontando la devastazione di quei giorni e il coraggio di riaprire subito le «cantine odorose di mosti e alacri d’attività». Scrisse, l’inviato, che tra le Barbera piemontesi quella di Nizza «ha tutte le caratteristiche per diventare fra dieci anni un cru, cioè un prodotto superiore, controllato e garantito». Altre alluvioni e tante altre vendemmie dopo, Nizza ce l’ha fatta. Dal prossimo mese saranno in vendita le prime bottiglie (annata 2o14) di Nizza DOP, denominazione di origine controllata e garantita (il gradino più alto della classificazione italiana).
Bertolino le stapperà, in una festa carica di riscatto sociale ed enologico: una cena con tutto il paese all’aperto a Nizza, il primo luglio. Bertolino è un ragazzo di 43 anni, con i riccioli e gli occhiali da studente di economia (si è laureato a Genova). E il presidente dell’Associazione Produttori Nizza. La sua azienda si chiama Tenuta Olim Bauda. Con Bertolino, nell’associazione, ci sono 42 vignaioli. Nomi storici: i Chiarlo dell’azienda fondata da Michele, il primo presidente dell’associazione nata nel woo. E Giancarlo Morino, ex presidente (tre volte), di Cascina Garitina. Poi: dai grandi numeri di Bersano, ai Coppo di Canelli, dal Borgo Isolabella della famiglia dei liquori al trentenne Ermanno Brema, dai barolisti Vietti ai fratelli Maccario, dalla cantina sociale di Vinchio alle Tenute dei Vallarino.
«Siamo nati come una sottozona del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato – racconta Bertolino – la Barbera è il vitigno più coltivato nel Piemonte. Ci siamo dati regole severe: meno uva (7o quintali per ettaro contro gli 8o del Barolo, affinamento minimo di 18 mesi (3o per la Riserva). Le uve del Nizza DOP sono Barbera al 100%». Ogni anno tutti i vini vengono messi sotto esame da una commissione, che li assaggia con l’etichetta coperta. Il segretario comunale manda i risultati in busta chiusa a casa. «E un modo onesto e senza preconcetti di valutare: ha fatto schizzare verso l’alto la qualità». Sono 18 i Comuni della Docg (quelli della Barbera d’Asti sono 169 tra Asti e Alessandria). «Abbiamo raggiunto le 75o mila bottiglie l’anno. Le vendiamo per metà all’estero. Puntiamo ad arrivare ad un milione. Il potenziale è enorme, 72o ettari, 4,5 milioni di bottiglie. Da luglio nell’etichetta sparirà la scritta Barbera d’Asti Superiore e comparirà Nizza Docg».
Fonte: Corriere della Sera