C’è la DOP, ma poco marketing per il prodotto tipico della sacca alle foci del Po che rilancia con una nuova comunicazione. E in cucina è un piacere.
Scardovari, chi è costei? Il nome dovrebbe essere noto ai golosi gourmand. E, invece, la frazione di Porto Tolle, provincia di Rovigo, nel Parco regionale del Delta del Po, continua a essere piuttosto sconosciuta. Nonostante qui, nell’omonima laguna, si coltivi l’unica cozza italiana DOP: per l’appunto la Cozza di Scardovari. Ma si fa presto a dire laguna.
Perché questa insenatura di 3.200 ettari, detta sacca per la sua conformazione, racchiusa tra le foci del Po’ di Gnocca e quella del Po’ delle Tolle, è un luogo incantato, dove acque dolci e salate si fondono continuamente.
[…]
Paolo Mancin, presidente del Consorzio tutela Cozza DOP di Scardovari -“La nostra produzione è realizzata, dalla semina alla raccolta, totalmente a mano e coinvolge 1.500 associati, di culla metà donne. È un lavoro di grande impegno, ma poco apprezzato dai grossisti e dalla GDO. Diciamo che la DOP ha creato una resistenza commerciale visto che un chilo delle nostre cozze costa qualcosa in più. Ecco perché, grazie al Piano di produzione e commercializzazione 2020 dell’allora Mipaaf, abbiamo deciso di puntare a una promozione più adeguata, tra fiere, social e Youtube, in collaborazione con Eurofishmarket e la Fondazione Qualivita: in modo da comunicare le nostre peculiarità a ristoratori e pescherie interessati a prodotti superiori a quelli convenzionali. Il tutto, owiamente, clima permettendo: dobbiamo, infatti, fare i conti con la siccità e la carenza d’acqua”.
[…]
Fonte: Food&Beverage