La contromossa dopo l’ok dell’Unione alle tariffe sulle e-car: danneggiata soprattutto la Francia. E non è finita: la Cina potrebbe colpire anche carne di maiale e formaggi
È solo il primo atto, ma i contorni della rappresaglia commerciale ci sono già tutti. Pechino non ha perso tempo a rispondere all’istituzione di dazi Ue sull’importazione di auto elettriche “made in China” che, meno di una settimana fa, hanno incassato il disco verde dei governi Ue.
E, ieri, il ministero del Commercio della Repubblica popolare ha annunciato l’istituzione di prelievi “temporanei” sul brandy europeo. Scatteranno venerdì prossimo ma hanno già mandato in rosso i titoli del lusso e contribuito a fiaccare le Borse europee.
Il segmento
La Cina ha già segnalato il successivo target: le auto di grossa cilindrata, segmento di mercato su cui è allo studio la prossima offensiva, mentre degli sviluppi potrebbero arrivare anche sul fronte dalle altre due indagini sull’export agroalimentare Ue, di carne di maiale e di prodotti lattiero-caseari. Nulla è lasciato al caso: i dazi anti-dumping sul brandy colpiscono principalmente la Francia, che ha votato sì (come l’Italia e la Polonia) all’applicazione definitiva di nuove tariffe fino al 35,3% (ulteriori rispetto all’esistente 10%) sulle e-car del Dragone.
Oltralpe si trovano i quattro maggiori produttori al mondo per cui le autorità cinesi hanno anche definito le aliquote: 39% per Hennessy, 38,1% per Remy Martin (entrambe proprietà del Gruppo Lvmh), 30,6% per Martell e 34,8% per Courvoisier (che da poco mesi è diventata “italiana”, dopo l`acquisizione da parte del Gruppo Campari). Sono questi i marchi che rappresentano anche la quasi totalità (99%) del mercato cinese, il più profittevole al mondo, che vede nel brandy il distillato più popolare, percepito come uno status symbol.
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Fonte: Il Messaggero