Agrisole.
Nonostante le difficoltà congiunturali le aziende non rallentano la propria domanda di «bollini». Secondo Accredia in Italia sono attivi circa 500 laboratori per 2,3 milioni di analisi effettuate a crisi non ferma la certificazione. Anzi, questo strumento continua a essere utilizzato dalla imprese agroalimentari italiane che, soprattutto quando si muovono sui mercati stranieri, richiedono la controfirma da parte di un ente terzo sul rispetto di standard qualitativi o di lavorazione.
Si tratta di un trend che sta approfondendo il rapporto tra l’impresa e l’ente di certificazione,in parallelo con le «cattive notizie» che spesso provengono dalla cronaca. La falsificazione di prodotti biologici per una truffa di 9 milioni di curo scoperta pochi giorni fa nel nostro paese oppure la boutade del New York Times che ha puntato il dito contro il falso olio extravergine di oliva made in Italy venduto negli states, in realtà prodotto in altri paesi mediterranei, saranno ulteriore combustibile per il mondo della certificazione. Un settore che ha un giro d’affari difficilmente stimabile, ma che supera le diverse centinaia di milioni di curo l’anno. Secondo il Rapporto Qualivita 2013, gli oltre 80mila operatori economici coinvolti nella realizzazione di prodotti tutelati DOP, IGP e STG in Italia fatturano complessivamente 9 miliardi di euro, che diventano 12,6 al consumo, un quinto dei quali realizzato al di fuori dei nostri confini. Solo da questo segmento del mercato, in costi diretti e adeguamento dei processi aziendali, l’investimento è sicuramente cos