Il Resto del Carlino
La lunga corsa della Casciotta di Urbino DOP, primo formaggio a marchio DOP delle Marche, rischia di rallentare sotto i colpi della scarsa innovazione degli allevamenti di ovini e bovini, della bassa reddittività degli investimenti nel settore e, da ultimo, della sempre più assidua presenza di lupi e cani inselvatichiti lungo la dorsale appennininca. Problemi sui quali il Consorzio di Tutela della Casciotta di Urbino, brand territoriale riconosciuto come DOP nel 1996 che sviluppa un fatturato annuo di 4 milioni di euro, occupando tra dipendenti e indotto circa 500 addetti
, suddivisi in 50 diverse strutture produttive, ha deciso di confrontarsi nel convegno organizzato per domani (dalle 10) all’alberghiero Santa Marta. Sotto la lente d’ingrandimento, le criticità della filiera produttiva e le proposte da sottoporre all’attenzione degli interlocutori istituzionali. Non a caso, al convegno intitolato “La casciotta piace al lupo: riusciremo a salvarla?” sono stati chiamati a partecipare la Regione, cui spetta il varo del Piano di sviluppo rurale 2014-20, la Provincia, che esamina e liquida le istruttorie aperte per danni, il Corpo Forestale dello Stato al quale sono demandati i compiti di controllo e tutela della fauna selvatica, e la Camera di Commercio che sostiene i produttori e gli allevatori della filiera. Uno spazio è stato riservato anche agli studenti perchè il settore offre notevoli opportunità di lavoro ai più giovani.