Ci sono produttori italiani che possono fare concorrenza ai vini di Borgogna? Detto con un po’ di cinismo, quel tanto che è lecito negli affari, quest’anno è il momento di battere, per prezzi e qualità, la concorrenza francese, quelle migliaia di vignobles della Borgogna, dello Chablis, del Mâconnais, che hanno visto diecimila ettari dei loro vigneti (su un superficie complessiva di oltre 30 mila) quasi distrutti da una gelata improvvisa un paio di settimane fa.
«La situazione è peggiore del previsto», ha annunciato preoccupato Christophe Ferrari (lontane origini italiane), vicepresidente della Confédération des appelations et des vignerons de Bourgogne (Cavb), durante la prima assemblea dei viticoltori della regione dopo la gelata che ha bruciato le gemme appena aperte sui tralci. E anche se il tepore primaverile di queste prime settimane di maggio potrebbe generare una nuova fioritura, è quasi certo, lo ha spiegato il presidente del Consorzio, Michel Aubinel, che un terzo della produzione sia andato perduto con un danno economico ancora tutto da quantificare. Ma in ogni caso consistente. Perché nelle cantine della regione non ci sono scorte sufficienti dopo tre annate consecutive di «petites récoltes», di vendemmie un po’ grame nel 2010, nel 2102 e nel 2013.
In media i vigneti di Borgogna producono 1,5 min di ettolitri di vino. Quest’anno, dopo le gelate improvvise di un paio di settimane fa, non se ne produrrà più di un milione di ettolitri e non sarà facile mantenere il livello dei prezzi per restare competitivi sul mercato, soprattutto all’estero dove i vini di Borgogna debbono competere con i cileni e i californiani che, proprio in questi anni, hanno avviato un processo di «fly to quality», di miglioramento qualitativo e d’immagine.
Fonte: Italia Oggi