Può sembrare banale, ma ci sono due cose che gli stranieri ti dicono sempre quando ti presenti come italiano: nel nostro Paese si mangia bene e ci si veste eleganti anche con poco. Come dar loro torto? La qualità del cibo e della nostra manifattura, così come il sapere artigianale, sono incontestati. Abbiamo successo all`estero, con quote di mercato crescenti. La concorrenza è forte e ora il settore agroalimentare si sente minacciato a causa del Nutri-score, il sistema di etichettatura a semaforo, proposto dalla Francia e combattuto dall’Italia. Il sistema a semaforo assegna a ogni alimento un colore in base al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in 1oo grammi: il «verde» indica i prodotti sani e il «rosso» quelli da evitare. Ma così si dà una falsa informazione al consumatore, perché in base a quel sistema olio extravergine d’oliva e parmigiano sono «rossi», quando la dieta mediterranea è riconosciuta salutare. Vengono privilegiati alimenti più sofisticati, a cui sono stati tolti ad esempio grassi o zuccheri. Le bevande con l`aspartame sono «verdi». Alla vigilia del Consiglio europeo di ottobre era stato il premier Mario Draghi a ricordare che «il governo è totalmente consapevole della gravità che la sua introduzione può costituire».
E mercoledì scorso a Bruxelles il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli ha lanciato «un appello agli agricoltori e ai consumatori europei affinché l’etichettatura a semaforo non sia solo un problema italiano ma di tutti, perché l’Ue ha tante eccellenze agroalimentari». La decisione della Commissione europea sull’introduzione o meno del Nutri-score non è imminente. Ci vorrà circa un anno, l’esecutivo comunitario sta aspettando le valutazioni di impatto. Ma stavolta sembra che l’Italia abbia imparato la lezione: bisogna intervenire prima che le decisioni siano prese. Ed è necessario creare alleanze con i Paesi che hanno interesse a tutelare le loro Indicazioni Geografiche, come ad esempio la Spagna ma anche la Grecia, Cipro, la Repubblica Ceca e la Romania
È necessario presentare documentazioni scientifiche. Così l’Italia, attraverso i suoi eurodeputati impegnati in una battaglia bipartisan, le associazioni di settore e in tutti i tavoli a cui siede il governo, sta cercando di sostituire i 1oo grammi con il concetto di porzione e di dieta equilibrata. Una manovra a testuggine che sta funzionando anche se ha portato al primo strappo. L’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) ha lasciato il Forum europeo dell’alimentazione (EFF), una piattaforma dove europarlamentari, lobbisti e organizzazioni dei consumatori discutono i temi chiave della politica agroalimentare europea, accusandolo di essere «uno show italiano». Non sarà facile convincere il resto dell`Ue che il nostro schema denominato NutrInforrn Battery – l’indicazione grafica in etichetta della percentuale assunta di energia e nutrienti rispetto alla porzione di consumo consigliata dell`alimento – è la soluzione più sana. La battaglia è appena iniziata.
Fonte: L’economia – Corriere della Sera