Il libro “L’ acqua che mangiamo”, edito da Edizioni Ambiente è stato curato da Francesca Greco e Marta Antonelli, quest’ultima tra le finaliste del concorso 2012 BCFN Young Earth Solutions YES! per l’alimentazione sostenibile.
L’acqua è un bene sempre più raro che utilizziamo in quantità sempre maggiori, ma pochi sanno come viene consumata. Ogni giorno, la quantità di acqua utilizzata pro capite per il consumo domestico ammonta a 137 litri (3,6%); altri 167 litri (4,4%), non visibili, rappresentano la quantità d’acqua necessaria a produrre i beni industriali che utilizziamo, come carta, vestiti, cotone. Ma la vera “miniera d’acqua” è nascosta nel cibo: ognuno di noi ne consuma ogni giorno una quantità pari a 3.496 litri (92%)*, che può variare sensibilmente in base a cosa mangiamo, come lo produciamo e agli sprechi che facciamo. Questo enorme patrimonio di oro blu, che gli scienziati chiamano “acqua virtuale”, mette in evidenza il legame tra consumo di acqua e produzione di cibo e altri beni industriali, spesso sottostimato o del tutto sconosciuto per la maggioranza delle persone. Dalla consapevolezza nascono una serie di possibili accorgimenti per ridurre la propria impronta idrica, a partire dalle abitudini alimentari: è dimostrato, infatti, che una dieta più ricca di frutta, verdura e prodotti a base di cereali, con limitate quantità di alimenti di origine animale, consente di ridurre anche in modo significativo i consumi di “acqua virtuale”. È quanto propone il Barilla Center for Food & Nutrition in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del prossimo 22 marzo. “La stragrande maggioranza dell’acqua che utilizziamo – e che spesso sprechiamo – non serve per bere, per farci la doccia o per lavarci i denti,” dichiara Guido Barilla, Presidente del BCFN, nella prefazione del nuovo libro L’acqua che mangiamo. Cos’è l’acqua virtuale e come la consumiamo. “Serve per tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, e soprattutto per il cibo di cui ci nutriamo. Da ciò discende che le abitudini alimentari possono avere un impatto rilevante sulla disponibilità delle risorse idriche.”
Acqua-che-mangiamo_BARILLA.pdf
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