Il ritmo di marcia delle riforme cinesi sul versante finanziario sta accelerando. Una sfida che l’Italia ha raccolto un anno fa quando, durante il G20, i ministri delle Finanze Liu Kun e Giovanni Tria hanno siglato l’MoU sul Financial Dialogue. Intesa rafforzata nel luglio scorso a Milano in occasione del primo Forum finanziario bilaterale che li ha rivisti attori di una piano di azione di lunga durata. Forte l’adesione di Cdp, che ha sviluppato un vero e proprio “pacchetto Cina” di natura strategica. I frutti di questo impegno non mancano, ultimo in ordine di tempo è stato l’ok alla Fund Distribution di Yi Tsai, società di wealth management al 100% di proprietà di Intesa Sanpaolo basata a Qindao: si tratta della prima realtà tutta straniera nel settore del wealth management ed è italiana, un bel record. Prima ancora c’era stato il nuovo accordo contro le doppie imposizioni fiscali, una misura in grado di incoraggiare investimenti transfrontalieri e di dare certezza fiscale alle nostre imprese con riflessi anche per Cdp in Cina: siglato durante la visita di Stato del presidente Xi Jinping, deve essere ratificato dal Parlamento.
Non si possono tralasciare le prime emissioni di Panda Bond da parte di operatori italiani, strategia fortemente voluta dal Ceo Fabrizio Palermo e coronata dall’Ok della Banca centrale cinese il 1 agosto al lancio del primo certificato, per un valore nominale pari a i miliardo di renminbi durata triennale, cedola annuale del 4,5o% su un totale autorizzato di 5 miliardi di renminbi. Risorse che sia direttamente sia attraverso banche cinesi o succursali cinesi di banche italiane andranno a beneficio della crescita delle realtà italiane in Cina. Il dialogo politico finanziario è proseguito parallelamente alla China International Import Expo con il primo Shanghai Forum finanziario bilaterale dedicato allo sviluppo della cooperazione nel campo finanziario tra Cina e Italia. Attivato dallo Shanghai administration institute (Sai) e dall’Università degli studi di Roma Tor Vergata, vi hanno preso parte il vice-sindaco della municipalità di Shanghai Peng Chenlei, il presidente esecutivo della Shanghai Administration Institute Xu Jiangang, il vice presidente Sai Quo Qingsong. Tra gli italiani in prima fila presenti ai lavori non solo accademici, ma anche, tra gli altri, rappresentanti di Cdp, Unicredit, Banca Intesa, Fincantieri, Snam. «L’idea di lanciare un think tank bilaterale promosso dalla municipalità di Shanghai e dal ministero dell’Economia e delle finanze italiano è nata proprio qui – dice il professor Giovanni Tria che ha guidato la delegazione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata confermando il suo impegno sul versante dei rapporti Italia-Cina – con lo scopo di promuovere, anche grazie ai rapporti consolidati con Sai, uno scambio di analisi, conoscenze e idee tra regolatori pubblici, imprese e studiosi, diretto a facilitare gli operatori del settore bancario, finanziario e assicurativo dei due Paesi nell’accesso ai rispettivi mercati».
Forte è l’accento sulla parte che riguarda la regolamentazione, il think thank nasce per collegare istituzioni pubbliche, la comunità accademica e le imprese cinesi, italiane e europee in modo che si possano confrontare su come trarre reciprocamente pieno beneficio dall’apertura del mercato finanziario cinese e su come questa apertura possa favorire anche una maggiore presenza degli operatori cinesi nel mercato finanziario italiano ed europeo a sostegno degli investimenti. All’ambiziosa Belt & road initiative e alla China International Import Expo di Shanghai, già alla seconda edizione, Pechino sta affiancando infatti la sfida dell’apertura dei mercati finanziari in un contesto globale caratterizzato da forti spinte neoprotezionistiche. L’esigenza fondamentale è che i mercati dei capitali possano offrire il massimo supporto alle imprese italiane e cinesi e che i soggetti assicurativi ricerchino soluzioni congiunte per un efficace ruolo del mercato dei fondi e dei capitali privati, incoraggiando, inoltre, la partecipazione degli investitori ai rispettivi mercati obbligazionari. Forte l’accento sugli strumenti innovativi di finanza sostenibile a sostegno di progetti di lungo termine. Intanto, visto che sono state ridotte le restrizioni agli investimenti stranieri con una significativa apertura del mercato obbligazionario, di securities e futures, a Qindao si aspetta l’ok anche al fund investment, Intesa Sanpaolo ha creato infatti una securities company con parter locale di cui è socio di maggioranza. L’ottimismo è d’obbligo.
Fonte: Il Sole 24 Ore