Nel 2019 importazioni agroalimentari Italia-Australia in aumento del +8,7 %. Per il 2020 incognita Covid
Nel 2019 l’Australia ha rappresentato per l’Italia il quinto mercato di esportazione nell’area Asia/Oceania (dopo Cina, Giappone, Hong Kong e Corea del Sud). Il valore totale delle importazioni dall’Italia è ammontato a 4,4 mld di euro (-0,7% rispetto al 2018) posizionando il nostro paese all’undicesimo posto nel rank mondiale e al terzo posto tra i Paesi europei, dopo la Germania e il Regno Unito. La bilancia commerciale Italia-Australia è positiva per 4 miliardi di euro a favore dell’Italia ed è in crescita del +2,5% rispetto al 2018.
Le importazioni australiane di prodotti agroalimentari (incluse le bevande) sono ammontate nel 2019 a circa 12,2 mld di euro, in aumento rispetto al 2018 (+8,7%). La Nuova Zelanda si conferma quale principale partner con una quota del 17%, seguita da Stati Uniti, Cina e Thailandia. L’Italia mantiene la 5° posizione tra i principali Paesi fornitori con un valore pari a circa 584 mln di euro, una quota di mercato del 4,8% e anche come primo paese europeo.
IMPORTAZIONI AGROALIMENTARI IN AUSTRALIA
Nel 2019, l’Italia mantiene posizioni di rilievo nelle seguenti categorie: pomodori lavorati (primo paese fornitore con quota 75% e valore 55,9 mln di euro in crescita del +4%); vino (terzo posto con 61,8 mln di euro e quota di mercato dell’11,9%); pasta, sia cotta o ripiena o altrimenti preparata (primo paese con quota 19,8% e valore 44 mln di euro, in crescita del +25%); vegetali lavorati (secondo paese, con aumento del +3,5% e valore 31,7 mln di euro); cioccolato e preparazioni alimentari contenenti cacao (seconda posizione dopo la Germania, anche se in pari a 51,2 mln di euro); formaggio (terzo Paese, in crescita del +14,6% e con valore di poco superiore a 42 mln di euro). Da evidenziare anche il secondo posto dell’Italia come Paese fornitore in Australia per l’olio di oliva dietro la Spagna che è leader con una quota del 54% sul valore totale delle importazioni per questo prodotto. Il nostro Paese ha una quota del 28% pari a 18,8 mln di euro.
Nel primo semestre del 2020 l’Italia ha registrato una flessione del -19,8% rispetto allo stesso periodo nel 2019 per l’Olio d’oliva e sue frazioni (raffinati o no, ma non modificati chimicamente), per un valore pari a 8,2 mln di euro, ma mantiene il 2° posto dietro la Spagna, che invece registra una crescita del +47,4%.
OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE ITALIANE NEL COMPARTO AGROALIMENTARE
I consumatori australiani sono sempre più interessati a conoscere la provenienza degli alimenti che acquistano: i marchi di alimenti confezionati tendono a fornire una narrazione del prodotto per stabilire un legame con i consumatori. In effetti, creare una storia per un marchio sta diventando una componente essenziale per posizionarsi e sostenere la fedeltà dei consumatori. Per attirare l’interesse dei consumatori adulti più giovani, i marchi si stanno concentrando su autenticità, freschezza e alta qualità. In particolare, ci si può aspettare che i prodotti in linea con salute, benessere e convenienza registreranno i maggiori incrementi, e che il profilo nutrizionale e la provenienza diventeranno attributi prioritari per un numero crescente di consumatori. I consumatori richiedono sempre più confezioni monouso, soluzioni on-the-go, che offrano un controllo sull’apporto calorico.
TENDENZE NELLE VENDITE DI PRODOTTI ALIMENTARI CONFEZIONATI
Le vendite di alimenti confezionati hanno continuato ad aumentare nel 2019. I marchi che si concentrano su provenienza, salubrità e convenienza, hanno catturato una quota maggiore di vendite a valore. Ciò è particolarmente evidente in tutti i prodotti lattiero-caseari, con marchi in grado di raccontare una storia. I fattori chiave possono quindi essere riassunti in:
• Mangiare sano: la qualità è preferita alla quantità. È sempre più di tendenza la volontà dei consumatori australiani di scegliere cibi e bevande più sani
• Snack ancora molto popolari: il consumo di snack rimane elevato, ma si preferisce consumare quelli con un tasso salutare (health rate) più alto.
• Biologico: in aumento le vendite di prodotti biologici, ostacolate però dalle difficoltà nelle fasi di accreditamento ufficiale dei prodotti, processo che può richiedere fino ai tre anni.
• Packaging: l’acquirente sceglie involucri riciclabili e a basso impatto ambientale. Nel 2018, in seguito alle pressanti richieste dei propri clienti, i maggiori supermercati australiani hanno rimosso il maggior numero possibile di buste in plastica dai propri reparti di alimenti freschi.
IMPATTO COVID-19 SUGLI ACQUISTI DI PRODOTTI ALIMENTARI
Nei mesi di marzo e aprile, in prospettiva di una prolungata quarantena domestica, molti consumatori australiani si sono affrettati a fare scorta di generi di prima necessità quali riso, pasta e altri articoli da scaffale o alimenti congelati. Nel quadro di una situazione di incertezza prolungata, i rivenditori dovranno essere preparati a cambiamenti duraturi nelle scelte di acquisto e nel comportamento dei consumatori. È probabile che le priorità cambino in linea con l’incertezza dell’attività economica e un elevato tasso di disoccupazione che ormai incombe nel Paese. Ciò probabilmente spingerà i consumatori a ridurre gli acquisti di articoli di fascia alta verso quelli a prezzi più bassi. Si prevede inoltre che la preferenza per lo shopping online resterà un comportamento duraturo che porterà alla conversione degli acquirenti abituati a recarsi nei negozi fisici ad acquirenti online.
IMPATTO COVID-19 SUGLI ACQUISTI DI BEVANDE ALCOLICHE
I produttori e i distributori di alcolici dichiarano di aver venduto il -61% di alcol in aprile in termini di volume rispetto allo stesso periodo del 2019. Il vino è stata la scelta più popolare a casa e molte persone hanno rifornito le proprie scorte a marzo e aprile, spinte dal timore di una chiusura dei negozi, che in seguito non è stata attuata. Tuttavia, le vendite di vino in volume sono diminuite del -7% in aprile e del -16% nella prima metà di maggio. Gli Spirits hanno avuto un leggero rimbalzo a maggio, quando i consumatori si sono cimentati nella preparazione di cocktail a casa.
CRITICITÀ DI ACCESSO AL MERCATO
Conseguenza dell’insufficiente protezione delle Indicazioni Geografiche nel sistema normativo australiano è la diffusione del fenomeno dell’Italian Sounding, che causa danni a molte aziende italiane, costringendole a fronteggiare la concorrenza sleale causata dalla produzione australiana di prodotti evocanti nomi, colori e simboli del nostro Paese. Le autorità australiane sostengono che essendo l’Australia un Paese multiculturale, gli immigrati di origine italiana hanno diritto di preservare il loro retaggio culturale, consentendo di utilizzare termini italiani per la denominazione dei marchi a condizione che il consumatore non venga esplicitamente ingannato sull’effettiva provenienza del prodotto. La riproduzione dei colori della bandiera italiana accanto all’utilizzo di nomi italiani non rappresenta, secondo l’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC), una prova sufficiente per determinare che il consumatore sia stato ingannato.
ACCORDO FTA (FREE TRADE AGREEMENT) UE – AUSTRALIA
L’Unione Europea è il secondo partner commerciale dell’Australia, la terza destinazione per l’esportazione di merci, il secondo mercato di esportazione di servizi e la principale fonte di investimenti esteri assieme a UK ed USA.
In trattativa da giugno 2018 è l’Accordo di libero scambio tra Australia ed Unione Europea, che in termini di interscambio commerciale vale AUD$ 101 miliardi. Quando ratificato, l’accordo offrirà alle imprese europee e australiane opportunità commerciali significative per una vasta gamma di settori, con vantaggi che includono: l’eliminazione e/o la riduzione di tariffe all’esportazione di merci e servizi; la facilitazione degli investimenti; la trasparenza delle transazioni; gli standard normativi per una concorrenza leale; regole a supporto di settori emergenti quali l’e-commerce.
L’UE ha identificato tra le priorità nei negoziati il riconoscimento dell’origine geografica dei prodotti alimentari e dei marchi che identificano la qualità dei prodotti (DOP IGP): si intende proteggere non tanto le denominazioni generiche (“prosciutto”) bensì quelle collegate alle Indicazioni Geografiche tutelate dall’Unione europea con il regolamento (UE) 1151/2012 (Es: Pecorino Toscano DOP). Una criticità del mercato è rappresentata dalla diversa percezione del tema delle IG in Australia, a differenza dei marchi, non ricevono particolare tutela normativa, in quanto non si riconosce al territorio di origine dei prodotti un peculiare valore storico e geografico tale da renderlo irriproducibile altrove (come nel caso Prosecco DOP, che è prodotto anche in Australia con la stessa denominazione). La posizione australiana è al momento quella di equiparare le IG agli altri diritti di proprietà intellettuale, che come tali sono privati e che è responsabilità del titolare difendere contro i trasgressori. Per lo stesso motivo, nel packaging ed etichettatura (disciplinate dal Food Standards Code) l’Indicazione Geografica corrisponde meramente al Paese di provenienza, non rivestendo l’accezione più ampia nel senso comunitario di Denominazione di Origine di un prodotto, la cui specificità è il legame con una terra o con una lavorazione esclusiva.
Le negoziazioni hanno portato ad agosto 2019 alla pubblicazione della lista delle circa 400 Indicazioni Geografiche dei prodotti che l’Unione Europea intende proteggere (List of EU FTA Geographical Indications) e all’avvio di un periodo di consultazione pubblica durante il quale l’industria australiana poteva esprimere commenti e opposizioni. Tale fase si è chiusa il 13 novembre 2019 ed è stata gestita dal Department of Foreign Affairs and Trade (DFAT) e dal Department of Agriculture e del Department of Industry, Innovation and Science.
Le IG collegate ai vini non sono parte del Free Trade Agreement perché già protette sotto l’“Australia-EC Agreement on Trade in Wine”, e quindi sono state escluse dalla consultazione pubblica. L’Italia spinge tuttavia per svincolare almeno il Prosecco dall’Accordo sui vini e inserirlo nel Free Trade Agreement tra UE ed Australia. La protezione del termine Prosecco vede tuttavia una forte opposizione da parte dell’industria vinicola australiana: la vendita di prosecco genera circa AUD$ 100 milioni all’anno ed è destinata a crescere fino a AUD$ 200 milioni entro il 2020. Le trattative saranno portate avanti nel corso del 2020 e del 2021.
A cura di Agenzia ICE Sydney
Fonte: Consortium 2020_04