Concluso il progetto triennale del Consorzio Tutela vino Soave in collaborazione con l’Università di Padova con l’obiettivo di creare un sistema di impianto fisso per i trattamenti fitosanitari. Risultati sorprendenti che aprono nuovi scenari.
È possibile pensare a un futuro dove la difesa fitosanitaria sia veloce e “green”? Se guardiamo ai risultati del progetto Itaca la risposta non può essere che positiva. Itaca è un progetto nato dalla collaborazione tra il Consorzio Tutela vino Soave, l’Università di Padova, il Consorzio Conegliano Valdobbiadene, Irecoop veneto, Irrigazione Veneto, Ulss2 e le aziende agricole Scandolara a Conegliano e Coffele a Soave nell’ambito della misura 16 del PSR.
Il cuore del progetto è stato l’allestimento di un impianto fisso di trattamenti fitosanitari che, attraverso una centralina computerizzata, permettano di erogare il trattamento in 20 secondi, evitando l’impatto della meccanizzazione sul suolo e soprattutto la deriva. I tre anni di progetto hanno visto prima l’allestimento, poi la personalizzazione dell’impianto a seconda delle esigenze del sistema di allevamento e infine un tri-test con vigneto trattato con Itaca, uno in modo tradizionale e uno non trattato.
Nel Soave sono stati messi sotto esami gli effetti di oidio e botrite (nel 2020 la peronospora è stata quasi inesistente), la presenza di acari, cicaline e tignola con attenzione alla presenza di scafoideus titano e la resa in termini di uva.
Per quanto riguarda le malattie fungine, lo scostamento di infezione è stato dell’1%, ma nei momenti di maggiore intensità della stessa, l’impianto si è dimostrato più efficace a difendere il grappolo, soprattutto in caso di botrytis cinerea (scostamento del 10% a favore di Itaca) . La resa in uva è stata uguale mentre la chioma ha subito un danno maggiore. Per quanto riguarda invece gli attacchi di insetti, sebbene non vi sia una differenza in termini di indice di danno, quello che ha stupito è stato l’aumento di entomofauna utile, probabilmente legata al minore compattamento del suolo.
«Una sperimentazione durata tre anni che ha dato dei risultati che ci hanno sorpreso – dice Sandro Gini, presidente del Consorzio del Soave – nonostante un piccolo scetticismo iniziale per questa nuova pratica, se si paragonano i risultati l’impianto non ha solo dimostrato di essere efficace, ma di essere una importante opportunità per territori come i nostri dove la viticoltura eroica mette alla prova i nostri viticoltori. Speriamo ora di dare una continuazione al progetto per un’applicazione pratica nel comprensorio».
Fonte: Consorzio Tutela Vino Soave