Dentro i laboratori dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, dove vengono realizzati i passaporti e le carte d’identità elettroniche. L’AD Soro: “è una fabbrica dell’innovazione e della sicurezza”.
Sembrano un banale libretto di carta e un semplice pezzo di plastica. Invece, il passaporto e la carta d’identità elettronica nascondono un impercettibile tasso di alta tecnologia per evitarne la contraffazione. Un mondo di colori invisibili a occhio nudo. Non lasciamoci confondere dalla Casa di Carta, dove i rapinatori si impossessano della Zecca di Stato spagnola per stampare banconote, la verità è che l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato fa tutt’altro.
E oggi è un modello di produzione all’avanguardia a livello internazionale perché coniuga processi di carattere tradizionale, come la stampa di francobolli o la coniazione di monete, a processi tecnologicamente avanzati e sicuri per la realizzazione in tempo reale della carta d’identità elettronica (Cie). “Il Poligrafico è una fabbrica dell’innovazione, il depositarlo dell’identità di tutti gli italiani. Solo oggi, grazie al boom delle Cie, che hanno superato i 43 milioni, si riesce a toccare con mano il grande lavoro che svolge l’Istituto, creando le carte identità elettroniche e i passaporti, oltre a patenti e permessi di soggiorno elettronici – spiega Francesco Soro, da un anno AD del Poligrafico -. Abbiamo un ruolo fondamentale nell’anticontraffazione: sui nostri prodotti ci sono elementi di sicurezza analoghi a quelli che si trovano sulle banconote”. E questo vale pure per farmaci, tabacchi, alcolici, vini e prodotti agroalimentari. E, grazie a una recente legge, anche per i contrassegni per tutelare il made in Italy, che il Poligrafico produrrà in esclusiva anche in formato digitale con la blockchain per assicurare la tracciabilità dei prodotti.
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“I nostri sistemi di anticontraffazione sono phygital – chiarisce Soro -. Applichiamo gli elementi grafici che garantiscono il più alto livello di sicurezza: materiali che non possono essere replicati, anche perché l’emblema della Repubblica ha una tutela penale rafforzata. E su questi contrassegni innestiamo la componente digitale: un vero e proprio passaporto digitale del prodotto che sempre più spesso utilizza il QR code, modello che si è affermato e attraverso cui garantiamo la tracciabilità e le informazioni essenziali del prodotto”.
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Fonte: L’Economia – Il Corriere della Sera