Il Giornale di Vicenza.
Circa 2,4 miliardi di euro il valore delle esportazioni, in cresci dei 5% su base annua stesso. Sarà per questo, forse, che proprio i prodotti che vantano un marchio di denominazione fanno segnare ottime performance nell’ambito dell’export nazionale: secondo l’ultimo rapporto Qualivita-Ismea, le esportazioni di alimenti certificati riguardano oltre un terzo della produzione complessiva nel nostro Paese, per un valore che si aggira intorno ai 2,4 miliardi di Euro (su 6,6 miliardi di fatturato alla produzione), in aumento dei 5% su base annua.
Tutto ciò, tra l’altro, pur in una situazione di calo produttivo 1,27 milioni di tonnellate nel 2013, -2,7% rispetto all’anno precedente, il che riflette la capacità del settore di generare valore aggiunto per approcciare nella maniera più redditizia possibile i mercati internazionali.
Volendo trovare un punto debole dei comparto, in ogni caso, non si può fare a meno di rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni: le prime dieci tra DOP e IGP assommano da sole l’81 % del fatturato complessivo. Continua ad essere asimmetrico, in particolare, il peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato per alcuni comparti (come gli ortofrutticoli e gli oli di oliva); avere tanti prodotti certificati non è quindi sinonimo di profitto se poi non si riesce a creare attorno ad essi un valore di mercato adeguato. È su questo piano, dunque, che bisogna lavorare per il futuro: abbiamo troppa qualità che non possiamo permetterci di sprecare.
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