Ancora record di incassi per l’export italiano del vino: il 2015 ha chiuso con introiti pari a 5,4 miliardi di euro (+5,4% sul 2014) – mai così in alto – a fronte di una lieve battuta d’arresto, invece, in termini di volumi che hanno fermato la corsa poco sopra i 20 milioni di ettolitri (-1,8%). La buona performance dell’export vinicolo si inserisce in uno scenario molto positivo per tutto l’agroalimentare italiano (per il quale sono già disponibili i dati a tutto il 2015) che ha chiuso con introiti da export pari a 36,85 miliardi di euro, +7,3% sull’anno precedente. Il vino si conferma, quindi, un settore molto importante per l’export agroalimentare con una quota pari quasi al 15%.
Si fa sempre più evidente la frattura tra i vini DOP e IGP da una parte ed i vini comuni dall’altra: mentre nelle due sezione ai vertici della piramide qualitativa si hanno incrementi dell’export sia volume che a valore, nei vini comuni si registrano perdite pesanti. Nel segmento delle IGP italiane sono essenzialmente i vini fermi (+5% a volume e +8% a valore) a trainare l’export soprattutto in bottiglia. Per i vini DOP il risultato positivo è da ricondurre in larga parte agli spumanti (+17% a volume e a valore), ma anche i fermi hanno mostrato introiti del +4% rispetto allo scorso anno con volumi pressoché stabili.
USA – Di tutto rispetto il risultato ottenuto negli USA dove è stata superata per la prima volta la soglia dei 3 milioni di ettolitri (+7,1%) per un corrispettivo di 1,28 miliardi di euro (+13,9%), raggiungendo un traguardo costruito negli anni dal settore enologico italiano: basti considerare che solo all’inizio del nuovo millennio venivano esportati alla volta del mercato a stelle e strisce 1,6 milioni di ettolitri. Si evidenzia la forte presenza di vini DOP e IGP nell’export italiano in USA: le prime infatti rappresentano il 44% a volume ed il 54% a valore, mentre le IGP hanno una quota rispettivamente del 49% e 41%.
SPUMANTI – Si conferma, intanto, l’ottimo andamento delle bollicine italiane le cui esportazioni del 2015 hanno sfiorato 2,8 milioni di ettolitri (+15%) per un corrispettivo di 985 milioni di euro (+17%). E’ la voce “altri spumanti DOP”, quella cioè, che comprende il Prosecco a trascinare la domanda con una progressione del +30% a volume e del +32% a valore. Pesante, invece la battuta d’arresto per l’Asti. Ad incrementare la domanda di spumanti italiani sono stati molti dei Paesi tradizionalmente clienti a partire dal Regno Unito ma anche negli Usa è da sottolineare il +25% a volume. In entrambi i Paesi determinante è stato l’effetto “Prosecco”. Incremento della domanda anche da parte della Germania, mentre sono crollate quelle della Russia ed anche in Cina si è avuto una decisa battuta d’arresto.
Fonte: Ismea