I produttori di olio chiedono standard in linea con la Ue anche dall’estero
L’olio di oliva italiano perde terreno. La maggiore competizione internazionale e il calo della produzione, con il conseguente aumento dei prezzi, rischiano di relegare l’Italia in posizioni di retrovia rispetto ad altri Paesi del bacino del Mediterraneo.
L’extravergine made in Italy non consente di soddisfare la domanda interna e le esportazioni. Crescono le importazioni, anche di olio extra Ue, che fanno aumentare i rischi di frodi. Uno studio recente di Ismea, l`Istituto di servizi per il mercato agricolo agroalimentare, evidenzia che negli ultimi due anni è cambiato completamente lo scenario.
Italia e Spagna rappresentano il 60% della produzione mondiale (l’Italia il 15%) e l’80% dell’export mondiale (20% l’Italia). Nell`ultimo biennio la Spagna è passata da 1,7 milioni a circa 600-800mila tonnellate, tornando a 1,3 milioni di tonnellate nell`annata 2024-25.
Nella stessa campagna, in cui si segnala un aumento del 35% della produzione mondiale, l’Italia potrebbe scendere dal secondo al quinto posto nella classifica dei produttori. Alle spalle della Spagna, dovrebbero piazzarsi Turchia, Tunisia e Grecia.
La produzione di olio in Italia nel 2024 dovrebbe raggiungere – i dati non sono ancora definitivi – le 244mila tonnellate. Rispetto al 2023, il calo è del 26%. A pesare sono gli effetti degli eventi climatici estremi, in particolare i lunghi periodi di siccità, che hanno colpito il Meridione.
I risultati migliori ottenuti al Nord non compensano la perdita di prodotto, considerato che al Sud la sola Puglia, dove migliaia di ulivi sono abbattuti perché attaccati dal batterio della xylella, copre la metà della produzione nazionale. La situazione di difficoltà è ormai strutturale.
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Fonte: A&F – La Repubblica