Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico. Le parole di Giulio Cesare guidano la geopolitica agroalimentare europea. Nel mondo c’è chi alza muri e minaccia dazi e chi dice «costruiamo ponti», come il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini nel suo intervento a Origo Global Forum, il primo incontro internazionale dedicato alle Indicazioni Geografiche tenutosi a Parma prima di Pasqua. Evento, organizzato dal Mipaaf, Regione Emilia-Romagna, Unione Parmense degli industriali e Fiere di Parma, dove si sono gettate le basi di una rete mondiale per valorizzare i prodotti con denominazione d’origine.
Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura europea, sposa questa forma di soft power perché «se le regole vengono applicate anche fuori dall’Unione Europa si è più forti nella tutela delle nostre eccellenze». Bersagliate dalle falsificazioni. Chi non conosce la brutta copia del Parmigiano Reggiano DOP, il Parmesan? Imitazioni dannose per il ricco giacimento emiliano-romagnolo. Quelli più conosciuti si difendono bene, nonostante le imitazioni, e scavalcano più facilmente le barriere. Per questo serve la rete. Ma le insidie si nascondono anche sul web dove fioriscono le fake food news. C’è chi propone, Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita, di deindicizzare «dai motori di ricerca siti e notizie su prodotti che evocano il Parmigiano Reggiano DOP, ma non hanno niente a che fare con questo formaggio». Va bene il soft power, ma in trincea contro i falsificatori.Strategia condivisa da Simona Caselli, l’assessore regionale all’agricoltura che ricorda l’accordo Ceta tra Ue e Canada dove: «Si sono aperte le porte a 43 indicazioni geografiche europee, di cui 38 italiane e ben 12 della nostra regione». Ma all’interno della stessa Unione Europa si rileva «la disomogeneità dei sistemi di controllo».
Su 2.959 prodotti riconosciuti, 23 extra Ue, ben 814 sono italiani e generano un valore di 13,8 miliardi di euro e l’Emilia Romagna sta sul podio: 44 prodotti DOP e IGP e più di 3o vini certificati. Belle medaglie, ma soprattutto economia che gira. Le prime tre province italiane per valore generato dai marchi di origine sono Parma, Modena e Reggio Emilia con, rispettivamente, questi fatturati: 1,135 miliardi, 622 e 544 milioni. Poi la dodicesima piazza di Piacenza con 176 milioni. Bontà della tradizione che conquistano il mondo: l’export nazionale segna un +9,6% e il 21% delle esportazioni agroalimentari sono a base di prodotti con disciplinare.
Fonte: Corriere Imprese Emilia Romagna