Il rapporto annuale Ismea-Qualivita evidenzia una crescita continua delle indicazioni geografiche, che devono però migliorare molto in termini di comunicazione del prodotto e informazione adeguata del consumatore.
Nello scenario enogastronomico italiano, i prodotti a Denominazione di origine protetta (DOP) e a Indicazione geografica protetta (IGP) rappresentano un’eccellenza qualitativa e un patrimonio di valore. Sono oltre 800 le etichette che rappresentano la qualità e l`eccellenza italiana nel mondo, i prodotti così identificati trasmettono la tradizione e la cultura locale di uno specifico territorio.
Secondo il rapporto annuale Ismea-Qualivita 2023, che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG, la Dop economy si è posizionata per la prima volta sopra i 20 miliardi, contando 890.000 occupati, tra la fase agricola e la fase di trasformazione, che complessivamente girano attorno a questo settore IG (Indicazioni geografiche).
Nella situazione macroeconomica condizionata dalla crisi energetica e climatica, la Dop economy italiana conferma un quadro positivo contrassegnato da valori record. I 20 miliardi di euro di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) assicurano un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano.
All’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi di euro (+9%), mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+5%). Sono risultati importanti, seppure in parte condizionati dalla spinta inflattiva, che testimoniano la grande solidità della Dop economy nazionale: un sistema organizzato, che conta 296 consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura e oltre 195.000 imprese delle filiere cibo e vino.
Il rapporto Ismea-Qualivita 2023 evidenzia anche un balzo in avanti dell’export, che nel 2022, grazie al contributo delle due componenti cibo e vino, ha raggiunto quota 11,6 miliardi di euro (+8% sul 2021), rappresentando il 19% del giro d’affari all’estero dell’agroalimentare nazionale.
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Fonte: Largo Consumo