Un’opportunità da record per tutti
Proprio quando in Italia la Dop economy, neologismo coniato dalla Fondazione Qualivita nel 2018 ed entrato da poco nel dizionario Treccani, registra la cifra record di 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione, in Europa è il Green Deal (GD) a fare scuola in materia di primati. Presentato poco più di un anno fa, nel dicembre 2019, il Green Deal è il piano di transizione ecologica più ambizioso nella storia dall’Unione Europea (UE). Inoltre, è stato progettato dalla prima donna a ricoprire la carica di presidente della Commissione Europea (CE), Ursula von der Leyen, che sin da subito lo ha messo al primo posto fra le sei priorità enunciate all’interno dei suoi orientamenti politici per il quinquennio 2019-2024. L’elenco dei record non finisce qui. Il Green Deal spicca anche per la sua inedita dotazione finanziaria, con un budget previsto di oltre 1.000 miliardi di euro per i prossimi dieci anni. Ma è proprio nel suo ambizioso obiettivo che il Green Deal mira a conseguire il primato più importante: rendere l’UE il primo blocco di Paesi climaticamente neutrale entro il 2050.
Gli obiettivi
Si tratta dunque di una innovativa strategia di crescita che punta a trasformare l’UE in una società “giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse” (Comunicazione CE, 2019, COM/2019/640 final). Non a caso, il Green Deal è parte integrante della Strategia della CE per l’attuazione dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Esso mira anche a tutelare, ripristinare e migliorare il capitale naturale dell’UE, a proteggere la salute dei cittadini dalle catastrofi ambientali e a rendere tutta la filiera agroalimentare sostenibile. Ed è qui che entrano in gioco le Indicazioni Geografiche. Tali obiettivi infatti intercettano una nuova sensibilità del consumatore medio che sempre più spesso orienta le proprie scelte verso prodotti che incorporino tra i propri parametri anche il rispetto per l’ambiente e la sostenibilità economica, produttiva e sociale, generando nuove richieste da parte del mercato a cui tutti, inclusi gli operatori del comparto agroalimentare DOP IGP, devono fornire una risposta concreta per mantenere alta la propria competitività sul mercato.
Gli strumenti
Per raggiungere questi obiettivi, il Green Deal si avvale di: un approccio olistico e trasversale che incrocia tutti i settori – produttivi e non – dell’UE; una dotazione finanziaria integrata basata su investimenti pubblici e privati; dieci pilastri su cui fondare l’azione dei prossimi decenni.
1. Un approccio olistico per sfide globali e trasversali
Le calamità che hanno colpito il pianeta e le popolazioni negli ultimi trent’anni stanno acquisendo connotati sempre più continuativi, estremi e pericolosi. Surriscaldamento globale, inquinamento del suolo e dell’atmosfera, acidificazione dei mari e degli oceani, sfruttamento intensivo di risorse limitate, deforestazione, siccità e desertificazione, perdita allarmate di biodiversità, fenomeni climatici estremi, comportamenti anomali nel mondo animale, malattie croniche e diffusione di nuovi virus letali per l’uomo: queste sono solo alcune delle sfide globali a cui la CE vuole dare una risposta attraverso il Green Deal, adottando un approccio olistico e trasversale che inglobi la sostenibilità in tutti i settori della vita umana. Infatti, è ormai chiaro come agricoltura, salute, ambiente, clima, nutrizione, alimentazione, energia e sviluppo siano settori interconnessi, dove si gioca una delle partite più importanti per vincere la sfida del futuro: produrre di più, senza danneggiare gli ecosistemi naturali. La portata di queste sfide passa non solo per gli ambiziosi impegni politici (tra cui, ad esempio, l’istituzione del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica) e gli ingenti investimenti economici, ma anche per la capacità di adattamento ai cambiamenti dimostrata dai cittadini, produttori inclusi. Secondo la CE, è possibile mitigare e prevenire il ripetersi dei disastri ambientali solo costruendo società resilienti, innovative e improntate sulla sostenibilità produttiva, economica, ambientale e sociale. Ciò vale soprattutto per il mondo agroalimentare che, proprio sulla sostenibilità, arranca rivelandosi sempre più in affanno nel fronteggiare i mutamenti di questo nuovo corso.
2. Una dotazione finanziaria senza precedenti
Per realizzare gli obiettivi di cui sopra, l’UE avrà a disposizione due strumenti:
- Il quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021- 27, il bilancio a lungo termine dell’UE: 1.074,3 miliardi di euro.
- Il Next Generation EU (NGEU), strumento straordinario per la ripresa post-pandemica: 750 miliardi di euro.
In totale, dunque, nei prossimi anni l’UE sarà in grado di fornire una cifra inedita di finanziamenti, pari a circa 1.800 miliardi di euro, per sostenere le priorità a lungo termine e affrontare le conseguenze socio-economiche della pandemia da Covid-19. Di questa somma, 373,9 miliardi di euro saranno destinati alle “risorse naturali e ambiente”, di cui 336,4 miliardi di euro per la PAC. In più, è previsto che il 30% della spesa totale a titolo del QFP e di NGEU sarà destinato a progetti legati al clima.
A cura di Giulia Sirna
Fonte: Consortium 2021_01