Corriere del Mezzogiorno.
Frutta, verdura, ortaggi, prodotti caseari e carni, dolci e olio: è variegata la produzione «BIO» della Campania che è riconosciuta nel mondo per qualità. Come per i pregiati vini dal Sannio all’Irpinia, dai Campi Flegrei al Cilento. Le regine restano, senza dubbio, la pasta e la mozzarella. Il nome della mozzarella nasce da “mozzare”, l’operazione che i casari fanno col pezzo di cagliata per tagliare con le mani il prodotto e renderlo tondeggiante. Il latticino di bufala cominciò ad essere prodotto nel XII secolo quando questi animali iniziarono ad essere apprezzati nella piana del Volturno e nella piana del Sele. Sono i monaci di Capua a testimoniare la presenza di mozzarella che veniva offerta ai pellegrini accompagnata da un pezzo di pane. Spetta al Consorzio della mozzarella di bufala campana, nato nel 1981, tutelare questo prodotto. E soprattutto difenderlo da troppe imitazioni. Pasta e Gragnano sono un binomio indissolubile. Perché è proprio qui che nel XVI secolo nacquero i primi pastifici. Ma già al tempo dei romani in questa parte di Campania si macinava il grano e dalle farine ottenute si produceva il pane.