Dopo anni di attesa sta per concretizzarsi per i vini friulani la denominazione regionale unitaria Friuli DOC. Sei i Consorzi di tutela coinvolti. Di una denominazione vitivinicola regionale unitaria si è iniziato a parlare, in Friuli Venezia Giulia, nella primavera del 2010. Ci sono voluti due anni, poi, per organizzare il «Comitato per il riconoscimento della doc Friuli», nella cui compagine sono entrati sei Consorzi della regione, con l’autoesclusione di Carso e Collio. Partita al rallentatore la raccolta delle firme necessarie, una prima parte dell’iter si è conclusa il 10 febbraio 2015, a Roma, con la decisione favorevole della Commissione tecnico-normativa del Comitato nazionale vini DOP e IGP del Mipaaf.
La nuova DOC, che in etichetta, potrà chiamarsi Friuli o Friuli Venezia Giulia, a discrezione del produttore, è complementare alle altre DOC esistenti sul territorio, non sostitutiva e, nella piramide qualitativa, si pone tra le denominazioni attuali e le IGT. Potrà essere utilizzata sui vini di 16 vitigni: internazionali e autoctoni, bianchi e rossi, fermi o spnnantizzati, La zona di produzione coinvolge i territori di 160 comuni a sicura vocazione viticola: 88 in provincia di Udine, 41 in quella di Pordenone, 25 a Gorizia e 6 a Trieste per complessivi circa 8.800 ettari di vigneto e 550.000 ettolitri di vino rivendicato. La densità media di ceppi per ettaro non potrà essere inferiore a 3.500 in coltura specializzata e la produzione massima per ettaro non deve essere superiore a 15 tonnellate di uva per il Pinot grigio e a 14 tonnellate per gli altri vitigni, con una produzione tarata sui quella media varietale degli ultimi 5 anni.
Fonte: L’Informatore Agrario