L’export avviato a superare la quota di sette miliardi, ma sul settore pesano ancora le chiusure di bar e ristoranti durante la pandemia
Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, lo ha definito un “anno storico”, questo 2021, in cui l’export italiano di vini dovrebbe sfondare il tetto dei 7 miliardi di euro. Un vero anno d’oro per il made in Italy, se si considera che l’agroalimentare in generale dovrebbe a sua volta superare la soglia dei 5o miliardi di esportazioni.
Dopo le sofferenze della pandemia, che ha fatto chiudere i bilanci 2020 delle cantine italiane a -4,1% (dati Mediobanca), i primi sei mesi del 2021 hanno registrato un rinnovato boom delle esportazioni italiane del 6% in volumi e addirittura del 16% in valore, raggiungendo quota 3,3 miliardi di euro. È con l’ottimismo di questi dati che domenica a Verona si aprirà il Vinitaly Special edition.
Una “edizione speciale“, appunto, volutamente chiamata così dagli organizzatori stessi per distinguerla dalla 54esima edizione del salone che per colpa della pandemia è saltata due volte, nel 2020 e nel 2021, e che si terrà regolarmente l’anno prossimo, dal io al 13 di aprile.
A partire dalla primavera, riaperture e “revenge spending” hanno tracciato dunque la via per un nuovo record delle vendite di vino italiano. Dopo un 2020 chiuso a 6,3 miliardi di euro, con una perdita a valore del 2,3% sul 2019, l’export made in Italy ha rialzato la testa. Secondo i dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nei primi sette mesi del 2021 è cresciuta dell’il% la domanda di vino italiano nei primi 13 Paesi al inondo per import vinicolo, che da soli valgono i tre quarti del totale delle nostre esportazioni.
A riportare il segno più sono tutte le principali piazze, con Stati Uniti e Germania più vitali che mai con balzi rispettivamente del 9,5% (a 1,1 miliardi di euro) e del 9,9%, ma anche con Svizzera, Canada e soprattutto Russia e Cina che segnano incrementi a doppia cifra. Se i vini fermi sono andati bene, incassando una crescita del 10,5%, sono le bollicine ad aver messo a segno un vero exploit, grazie a un boom del 18% sui principali mercati esteri.
Diverso l’andamento del mercato interno. Stando ai dati Mediobanca-Sace-Ipsos, il 2020 dei maggiori produttori italiani di vino si è chiuso con il 4,3% di ricavi in meno. Secondo i dati Cia-Agricoltori italiani e Unione italiana vini, più sensibili anche all’andamento delle cantine più piccole, per colpa delle chiusure di bar e ristoranti il vino made in Italy ha perso circa un quarto del proprio business sul mercato interno. I picchi negativi registrati sul fronte della ristorazione sarebbero state pari a -4o%, quelli relativi alle enoteche a -23%.
Le perdite per il lungo stop al consumo fuori casa sono state in parte compensate da quello tra le mura domestiche, che l’anno scorso ha visto aumentare gli acquisti di vino nei supermercati del +12%. Il successo del canale Gdo continuerà anche quest’anno? Secondo la ricerca Iri che verrà presentata lunedì al Vinitaly, dopo il boom del 2020 le vendite di vini nei supermercati si stanno assestando: nei primi nove mesi del 2021 sono cresciute del 2% a volume e del 9,7% a valore. Ad aumentare sono in particolare le vendite delle bottiglie più blasonate come il Barolo (+42,8%) e Brunello di Montalcino (+41,5%).
Crescono anche gli acquisti di Lugana (+46%), di Sagrantino di Montefalco (+43%) di Vermentino (+25%) e di Valpolicella (+23%), mentre sembrano in calo quelli di Lambrusco (-6,7%), Barbera (-1o,6%%) e Bonarda (-4,9%). Secondo la ricerca Iri per Vinitaly, i vini a denominazione d’origine, nella classica bottiglia da 0,75 litri, continuano a performare molto bene: i DOP crescono del 4,8%a volume e del 10,8% a valore, quelli IGP del 3,6% a volume e del 8,1% a valore.
Le bollicine vendono più del vino, registrando un vero e proprio boom del 27%. Per quanto riguarda i prezzi, prosegue la tendenza degli ultimi anni verso una progressiva rivalutazione del valore del vino nella grande distribuzione: 3,9 euro a bottiglia il prezzo medio complessivo del vino, 5,6 euro a bottiglia quello delle bollicine, anche se “la dinamica dei prezzi e delle promozioni assume una valenza importante in uno scenario di progressiva normalizzazione”, ricorda Virgilio Romano, Business insight director di Iri.
Fonte: Il Sole 24 Ore