Dopo l’apertura di Alibaba le cantine si attrezzano per le vendite online ma restano due nodi: logistica e dazi. “Ai suoi tempi Marco Polo impiegò otto anni per andare e tornare dalla Cina, oggi voi potete portare i vostri vini ai consumatori cienesi in otto secondi”. Con queste parole Jack Ma, fondatore del colosso Alibaba qualche settimana fa ha infiammato la platea dei produttori italiani presenti al Vinitaly. E ha annunciato il Wineday un giorno interamente dedicato da Alibaba alla vendita di vino su internet che debutterà il prossimo 9 settembre. L’e-commerce sarà la nuova frontiera per il mercato del vino sprattutto all’estero?Molto lo pensano, e iniziano ad attrezzartsi. Ma il canale digitale non è per tutti.
“L’accordo del governo italiano con Alibaba è senz’altro una grande opportunità, conferma Denis Pantini, responsabile della sezione Wine Monitor di Nomisma, ma non potrà essere colta in maniera generalizzata: la piattaforma online cinese sarà un ottimo veicolo per i vini “ad alta conoscibilità” o quelli di primo prezzo”. In ogni caso i produttori si stanno attrazzando. ” C’è molto interesse ad affrontare il mercato cinese – sostiene Marilisa Allegrini, storica produttrice di Amarone- ad essere in gruppo ci avvantaggia”. Allegrini è uno dei sette grandi marchi riuniti in Iswa (Italian wines signature academy) che contano 250 milioni di fatturato oltre 2600 ettari vitati e 40 milioni di bottiglie prodotte per il 60% destinate all’estero.
Mentre si esplorano le potenzialità di internet non vanno però trascurati i canali tradizionali. Il vino resta il prodotto più esportato dell’agroalimentare, con un giro d’affari all’estero di 5,7 miliardi (+47%). Merito del Mecato USA dove il 32% del vino importato è Made in Italy e del vero e proprio boom del Prosecco. «Abbiamo subito la profonda crisi economica russa precisa Pantini-lo scorso anno ilvalore del nostro export divino è stato di poco più di 7 milioni di euro (-30,4%) mentrene gli USA siamo cresciuti invalore del 13,9% e anche il dato cinese nonostatnet la frenatura dovuta alle leggi anticorruzione è positivo, con un +16,7%“. Nel complesso tuttavia i cosi detti Brics registrano un calo in valore del 10,2%.
Fonte: Il Sole 24 Ore