Il nostro vino ha tenuto meglio di quello francese. Nonostante la crisi, i nostri prodotti hanno retto grazie all’export e all’e-commerce. Ma anche grazie ai dazi Usa contro Parigi
Dalla vendemmia alla produzione: l`export dei nostri vini ha tenuto meglio di quello francese. Il vino italiano batte quello francese. Nell’anno nero della pandemia, le esportazioni dei nostri prodotti sono calate “solo” del 2,7 per cento in valori e del 2,8 in volumi, mentre Parigi ha registrato un crollo del 10,8 per cento in valori e un calo quasi doppio rispetto all`Italia in volumi (-4,9).
Certo, come testimonia l`Osservatorio Wine Monitor di Nomisma, i ricavi da export in dati assoluti sono più bassi di quelli dei vini francesi, anche perché i nostri prodotti in media costano meno; però resta il fatto che abbiamo tenuto meglio dei rivali storici e meglio della media mondiale (l’export di vini è calato nel 2020 in media del 10,5 per cento). Non solo. Reggiamo il confronto, in termini di volumi, anche con la Spagna, altro Paese produttore. Nel complesso, dunque, le produzioni italiane si sono mostrate molto più resistenti al lockdown e alle difficoltà economiche dei consumatori perché sono riuscite a mantenere un giusto equilibrio tra prezzo e qualità, e a trovare nuovi canali di vendita.
“Il mercato nella prima parte dell’anno sembrava molto più compromesso a causa dello stop della ristorazione, che comunque veicola circa un terzo dei consumi di vino. Ma ci siamo salvati perché abbiamo venduto di più nei canali rimasti aperti, a cominciare da quello della grande distribuzione, e poi abbiamo potenziato l`offerta online” spiega Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma.
Strategie che hanno pagato, conferma Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari: “In un contesto che è probabilmente il più difficile dal Dopoguerra, alcune aziende sono riuscite a limitare i danni esplorando nuovi sbocchi all`estero e ampliando le attività di e-commerce”. Tanto da confermare l`ambita leadership nel mercato statunitense: l’Italia detiene una quota del 34 per cento a valore rispetto al 30 della Francia che, ricorda Lunelli, “pur confermandosi principale esportatore dei vini DOP, ha subito un forte calo anche a causa dei dazi imposti dagli Usa in seguito alla vicenda Airbus-Boeing. Inoltre lo Champagne francese è legato alle grandi celebrazioni, alle feste important”». Mentre il nostro vino, accontentandosi anche di un normale pasto in famiglia, si guadagna il primo posto.
Fonte: Il Venerdì di Repubblica