La vendemmia 2016 ha incoronato l’Italia quale principale Paese produttore di vino al mondo con oltre 48,8 milioni di ettolitri. In seconda posizione, in base alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Vite e del Vino (Oiv), c’è la Francia con 42 milioni e al terzo la Spagna con 37,8 milioni. Seguono Germania e Portogallo. Questo primato italiano, spiega uno studio di Unione Italiana Vini e Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), si lega in particolare a un decorso climatico piuttosto favorevole nel Paese e all’entrata in piena produzione di nuovi vigneti in sostituzione di quelli più obsoleti. Non a caso tra le prime (per quantità) quattro grandi regioni produttrici solo la Sicilia (-15%) mostra una flessione (legata soprattutto al fatto che in alcune aree, come nel Ragusano, si sono registrati periodi di prolungata siccità che hanno finito per influire sui quantitativi), mentre in lieve crescita sono stimate le produzioni di Veneto (+2% in virtù dell’entrata in produzione dei nuovi impianti), Puglia (+2%) ed Emilia-Romagna (+5%). Ma quel che più conta, spiega il report, è che in termini qualitativi il clima caldo di settembre (soprattutto per i rossi) dovrebbe contribuire a rendere la produzione di quest’anno di buon livello. Non a caso le attese sulla quaità dell’annata 2016 appaiono decisamente positive.
L’alto livello dei vini e il primato mondiale della produzione non significano però che il settore vitivinicolo italiano non abbia sforzi da compiere. Tutt’ altro. Sfogliando il report Wine Monitor di Nomisma pubblicato recentemente, si nota immediatamente come ci sia parecchio da fare soprattutto sul fronte dell’export, elemento che d’altronde rappresenterà sempre più il principale volano degli incassi delle case vinicole europee, dato che nel 2015 gli Stati Uniti hanno confermato la loro leadership mondiale come mercato di consumo con oltre 31 milioni di ettolitri, davanti a Francia (24 milioni), Italia (22,6 milioni), Cina (21 milioni) e Germania (20,3 milioni). Soprattutto però, mentre i consumi appaiono in calo nei Paesi europei (nel periodo 2010-2015 i volumi sono calati del 2,5% in Francia, del 11,4% in Italia e del 4% in Germania), negli Stati Uniti e soprattutto in Cina il vino sta vivendo un vero e proprio boom: sempre nel 2010-2015 infatti i consumi sono saliti negli Usa dell’ 11,6% e nel Paese asiatico addirittura del 44,7%. E quindi evidente che il futuro delle case vinicole italiane passa per un’ accelerazione nell’export. E in questa speciale classifica emerge che nel primo semestre di quest’ anno il Veneto ha esportato per un valore di oltre 935 milioni, la Toscana per 427 milioni e il Piemonte per 404 milioni di euro.
Fonte: MF