Le riflessioni di imprese ed istituzioni dal Congresso n. 76 Assoenologi, a Brescia. Il presidente Cotarella: “gli enologi sono i paladini del vino”
Tra mercato che non brilla, clima che cambia le carte in tavola ed è sempre più difficile da gestire, e normative che mutano e che spesso complicano ancora di più le cose, come sul delicato tema dell’etichettatura, passando per gli attacchi di quelle che, senza mezzi termini, sono definite “lobby anti-alcol”, ma non solo, il vino, italiano e non, vive una delle sue fasi più delicate e difficili di sempre.
E deve fare i conti con consumatori “abituali” che sono sempre meno, con i giovani che guardano sempre più agli spumanti e sempre meno ai vini fermi, soprattutto rossi, e ancora con mercati che, in futuro, faranno meno scorte ed ordini più piccoli e più frequenti. Ma anche con la presa di consapevolezza che di vino, forse, se ne produce troppo ed in troppi luoghi poco vocati alla qualità e alla distintività dei vini, sempre più determinante.
Tematiche importanti che, in prospettiva, potranno portare anche a scelte radicali. Eppure, il settore ha superato tante crisi, spesso più legate a fattori esterni che interni, e potrà farlo ancora, a patto che ogni parte della filiera, dalla vigna, alla cantina, al commercio, fino alle istituzioni, facciano la loro parte, in maniera sinergica.
E, in questo senso, “la presenza, a chiusura del nostro Congresso n. 76, del Ministro Francesco Lollobrigida, e dell’europarlamentare Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo (qui la nostra intervista, a tutto tondo, su tanti temi, dal Pnrr all’etichettatura, dal glifosato ai vini dealcolati), dà la misura del peso conquistato negli anni dagli enologi”. Con questa considerazione, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, ha chiuso il Congresso dell’organizzazione, nei giorni scorsi, a Brescia, che, con 600 partecipanti, ha segnato il record di partecipazione.
Fonte: WineNews.it