Darsi una strategia nazionale che delimiti i contorni e i soggetti abilitati all’esercizio dell’attività di enoturismo; garantire una presenza strutturata sui mercati; far crescere tutta la filiera del turismo enogastronomico. Sono questi i principali obiettivi del Coordinamento nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori che si è riunito nei giorni scorsi a Bologna, al parco agroalimentare Fico, dove ha fissato la propria base operativa. Come spiega il portavoce nazionale Paolo Morbidoni, presidente delle Strade dell’Umbria: «Il progetto del Coordinamento nasce per fare rete tra realtà che condividono i medesimi intenti di promozione turistica e rappresentare una voce sola nel confronto con le istituzioni».
Quello che tiene a sottolineare Morbidoni è come «le Strade non rappresentino soltanto cantine, in quanto le cantine sono un modello di promozione non nostro. L’Italia è una filiera fatta di borghi, territorio, paesaggio, prodotti gastronomici e artigianali. L’Italia è tutto quello che è intorno ad una cantina. Per questo puntiamo a valorizzare la filiera e a fare rete».
Perché, come ricorda Francesco Antoniolli, presidente della Strada del Trentino, vicepresidente del coordinamento nazionale «Uno degli scopi è proprio quello di fare cultura di prodotto e di generare emozioni nelle esperienze dei turisti». Il Coordinamento riunisce oggi 79 Strade con al loro interno oltre mille aziende vitivinicole, più di 500 ristoranti, 450 strutture ricettive, 320 agriturismi ed altre importanti realtà sia pubbliche che private. Rappresentano 147 prodotti tipici Doc, Docg, Dop, Igp e migliaia di Pat (prodotti agroalimentari tradizionali), suddivisi tra vino (34%), olio (10%) e altre specialità (56%). «È un patrimonio dal valore inestimabile e dalle potenzialità eccezionali, ma non ancora pienamente espresse. Per questo è importante un coordinamento e una rete nazionale di riferimento », continua Morbidoni. Tra gli obiettivi più urgenti del Coordinamento c’è quello di essere considerato interlocutore nella definizione della nuova norma sull’enoturismo e sulle politiche di valorizzazione del legame enogastronomia- territorio.
«Occorre una banca dati con numeri certi, organizzare una strategia nazionale di promozione sui mercati. Vogliamo dare servizi a 360 gradi a chi viene a visitare una zona, lavorare su quei territori che oggi sono sprovvisti di una Strada, promuovere un modello di valorizzazione di tutta la filiera. Perché le strade, dove esistono e funzionano, sono un punto di conoscenza fondamentale per costruire un’offerta a misura di ogni singolo turista», afferma il portavoce nazionale. Per fare questo la legge deve essere al passo con i tempi. «La normativa, oggi, è inadeguata; è nata in un contesto diverso. Le Strade sono state riconosciute nel 1999 e da allora il mondo è cambiato», chiosa Morbidoni. «Il Testo Unico sul Vino del 2016 ha ribadito il ruolo chiave delle Strade del Vino nell’ottica dello svolgimento delle attività enoturistiche e il governo Gentiloni ha inserito nella legge di bilancio 2018 un comma che definisce il termine «enoturismo» come forma di turismo con una identità, ma senza indicare con chiarezza i soggetti coinvolti. Ecco perché occorre una nuova strategia del settore».
Fonte: ItaliaOggi