Uno studio condotto dall’Università di Milano, Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia e LICOS – Centro per l’istituzione e la performance economica (Leuven, Belgio), analizza l’importanza del contributo coordinato delle Indicazioni Geografiche e del progresso tecnologico sul territorio.
Nel settore agroalimentare, le aziende e i sistemi locali possono utilizzare sia le Indicazioni Geografiche che i progressi tecnologici come asset strategici chiave per la crescita in molte regioni europee, ma il contributo combinato delle Indicazioni Geografiche e delle attività di innovazione all’economia delle regioni europee è ancora poco studiato.
Questo studio – realizzato da un team di ricerca composto da Stefanella Stranieri, Luigi Orsi, Federico Zilia, Ivan De Noni e Alessandro Olper – mira a comprendere come le Indicazioni Geografiche e l’innovazione agroalimentare influenzano la competitività dell’agricoltura e dell’industria alimentare nelle regioni europee e come queste strategie interagiscono.
Per raggiungere questo obiettivo, è stato organizzato un set di dati longitudinale e originale, inclusi i dati relativi alle Indicazioni Geografiche e ai brevetti agroalimentari di 265 regioni europee NUTS-2 tra il 1996 e il 2014. I dati per le Indicazioni Geografiche e i brevetti agroalimentari sono raccolti rispettivamente dai database eAmbrosia e OECD RegPat.
I risultati mostrano che le Indicazioni Geografiche hanno un impatto positivo e significativo sulla competitività regionale, mentre l’effetto delle innovazioni agroalimentari è controverso. Le implicazioni di questi risultati in termini di progettazione delle politiche sono ulteriormente discusse.
Nello specifico lo studio evidenzia come l’Indicazione Geografica possa promuovere la competitività a livello regionale all’interno delle regioni europee, oltre che essere considerata uno strumento per proteggere legalmente i prodotti nel mercato internazionale. Al contrario, viene mostrata una relazione negativa tra innovazione e competitività a livello regionale, evidenziando che le attività di innovazione rappresentate dai brevetti non influenzano significativamente la competitività regionale sia in agricoltura che nell’industria alimentare. La relazione negativa potrebbe essere attribuita al basso livello di innovazioni nei settori maturi e stabili, come l’industria alimentare , dove i costi di implementazione sono elevati e c’è un ritardo temporale tra i costi di investimento e i ritorni.
Lo studio suggerisce infine l’importanza per i governi locali di definire nuove politiche per favorire l’ingresso e la crescita di nuove aziende innovative che possono aumentare il dinamismo del settore agroalimentare ispirando e sfruttando opportunità di innovazione. Inoltre, nonostante il debole effetto interattivo tra brevetti e IG, l’abbinamento di tradizione e innovazione non dovrebbe essere pensato come un legame conflittuale ma come un’opportunità propizia per aumentare ulteriormente la competitività delle IG e, a sua volta, la competitività e la sostenibilità dell’intero settore agroalimentare.