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«Ci sono aziende che possono crollare, schiacciate dal peso di inchieste e di accuse che solo dopo si rivelano infondate. Noi abbiamo corso questo rischio, ma abbiamo avuto la forza di aspettare che la giustizia facesse il suo corso. A metà febbraio la Cassazione ha emesso l’ultima sentenza a favore di Giuseppe Mandara e del suo caseificio, respingendo il ricorso dei pm e smentendo le accuse di associazione camorristica e di sostegno finanziario dei clan al caseificio. Noi siamo concessionari del marchio Mandara, leader nel commercio della mozzarella di bufala. E’ stata una vittoria anche di Alival». Luigi Fici, presidente e amministratore delegato (assieme a Luca Cantini) del gruppo toscano Alival, parte dal verdetto della Suprema Corte per riassumere un altro anno cruciale per i signori della mozzarella e del pecorino toscano. Dalla casa madre di Ponte Buggianese, il docente di economia aziendale all’università della Tuscia e a Firenze, fa leva sul processo di ristrutturazione aziendale per spiegare l’ascesa dei fatturati, oggi a quota 180 milioni di euro. «Il gruppo Alival doveva essere rimesso in carreggiata – spiega Fici – e noi abbiamo scelto una strategia che non toccasse i dipendenti, puntando sulla valorizzazione delle risorse umane e rimotivando il management Non c’è stata una ristrutturazione tagliando i costi, così come non abbiamo rinegoziato i debiti chiedendo alle banche di fare i maggiori sacrifici. Incentivando e rimotivando i nostri dipendenti, rivedendo i sistemi di controllo e rimodulando i debiti dimostrando che noi imprenditori eravamo i primi a credere nella bontà del progetto imprenditoriale. Per questo Alival non ha subìto le conseguenze della stretta del credito».
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