Le cose vanno bene. C’è qualche criticità, ma è superabile. Questo, in estrema sintesi, lo stato di salute del “sistema Prosecco” a 6 anni dalla “ristrutturazione” della piramide qualitativa di produzione. Alla base della piramide troviamo il Prosecco DOP, più sopra l’Asolo Prosecco Superiore DOP e il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOP. Oggi, quindi, è d’obbligo parlare del “sistema” nella sua interezza, perché le dinamiche di mercato e in parte quelle produttive sono correlate.
Alla luce della situazione attuale si può dire che quella scommessa è stata vinta. Non si sono verificati i temuti fenomeni di “cannibalismo” tra DOC e DOCG a spese di quest’ultima: la crescita del Prosecco DOP, vertiginosa nei numeri e nella penetrazione di mercato, non ha nuociuto alla produzione dell’area storica, anzi. La massa critica della DOP, pari a 306 milioni di bottiglie per la vendemmia 2014, ha trainato la notorietà della totalità dei “prosecchi”.
Fonte: L’Informatore agrario