Anche in questo settore, il sistema di lavoro delle nostre filiere è stato pensato e costruito per creare valore attraverso un’alta qualità che passa necessariamente attraverso requisiti alti come la certificazione della materia prima e la sicurezza di tutti i processi di filiera. Per fare un esempio significativo basterà ricordare che il sistema latte italiano produce circa 12 milioni di tonnellate di latte fresco che viene impiegato nel 70% dei casi per fare formaggi (50% di formaggi DOP) e che grazie a questo utilizzo gli allevatori italiani han Il sistema latte italiano alla sfida del dopo quote partire dal 2015 saranno abolite. l’Italia deve imboccare senza timori la strada della qualità no ricevuto un compenso maggiore rispetto agli altri paesi europei.
Ancora una volta il nostro Paese deve imboccare senza timori la strada della qualità, integrandola con la capacità di fare sistema. E innegabile, infatti, che il grande apprezzamento delle DOP, in questi anni, abbia permesso anche agli altri formaggi italiani a marchio d’impresa di farsi riconoscere un prezzo maggiore rispetto a quelli di altri paesi, determinando un maggior ricavo anche del latte fresco rispetto alla media. Questo aspetto, comunque, ha garantito non solo valore per le aziende esportatrici, ma anche una migliore tenuta di tutte gli attori del comparto.
Negli ultimi anni con l’introduzione del Pacchetto Latte con la programmazione produttiva le cose sono sicuramente migliorate, anche se resta il nodo di base ovvero dei costi eccessivi che ogni allevatore italiano deve sostenere: burocrazia, costi energetici e del personale che inesorabilmente “affondano” i maggiori ricavi. «Molto spesso – racconta il Direttore del Parmigiano Reggiano DOP Riccardo Deserti – quando si parla di DOP ci si ferma solo all’aspetto alimentare trascurando il fatto che molte denominazioni d’origine controllata e certificata hanno dimostrato di essere uno strumento idoneo a fare filiera perché sono riuscite in primis a dare condizioni di reddito a tutti componenti della stessa.
La vera sfida è che le DOP dovranno diventare ancora più filiera per tutelare tutti, compresi gli allevatori». D’altra parte però, sottolinea Assolatte, la strada della sola qualità certificata non può essere da sola una risposta esauriente. La crescita dei prodotti di prima fascia nel mercato interno – quelli più economici – non può rappresentare una terra di conquista solo delle imprese straniere che sempre più esportano in Italia. Si apre dunque un doppio binario per il settore lattiero caseario che impone comunque una necessaria sinergia fra i produttori di qualità certificata con quelli dei prodotti generici. Una collaborazione che può soprattutto trarre benefici e valore dalle esportazioni e dalla difesa della posizione conquistata negli anni dalle sue eccellenze.