Un voto dell’Europarlamento apre la strada a produzioni più “resistenti”. Protestano i coltivatori biologici, sempre più numerosi. Con le “Nuove tecniche genomiche” (Ngt) l’obiettivo è mettere in produzione semi più resistenti agli elementi climatici e patogeni.
In Canada e negli Stati Uniti viene coltivata una colza resistente agli erbicidi. Nelle Filippine sono già state approvate le banane che non diventano mai marroni. E in Kenya una varietà di miglio resistente ai parassiti.
Il mercato globale dei prodotti a genoma modificato aveva già superato il valore di 5 miliardi di dollari nel 2021, ma arriverà a 12 miliardi entro il 2025. Un fenomeno che finora ha coinvolto pochissimo i Paesi europei, visto che la Ue ha una legislazione molto severa sugli Ogm.
Ma la Commissione Europea, anche sull’onda delle pressioni di Copa-Cogeca, la più potente delle confederazioni agricole Ue, ha proposto un regolamento che punta a svincolare una parte delle “Nuove tecniche genomiche” (Ngt) dalle forche caudine degli Ogm.
L’obiettivo è quello di mettere in produzione e in uso semi maggiormente resistenti alle avversità climatiche e ai patogeni, rispetto a quelli tradizionali. Il regolamento differenzia le Ngt-1, che, secondo la proposta di regolamento Ue, promuovono mutazioni equivalenti a quelli ottenuti con metodi tradizionali (si calcola che comunque le mutazioni non debbano essere più di 20) e che verranno autorizzati con una semplice procedura di verifica, senza che venga prevista un’etichettatura specifica, dalle Ngt-2, tecniche che invece introducono materiale genetico di specie non incrociabili, e che continueranno ad essere equiparate agli Ogm.
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Fonte: Affari&Finanza